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mercoledì 18 marzo 2020

Un post ai tempi del coronavirus

Un tempo strano, un tempo da incubo, al quale ci siamo abituati in tempi brevissimi. Guardo il mondo dalla finestra, e mi assicuro, se la finestra è aperta, che nessuno possa inondarmi di droplets, visto che sto al pianterreno. 
Devo diffidare di tutti, compreso di me stesso. Nel senso che effettuo delle urgenze in studio, e potrei essere infetto, anche se non lo so e al momento sto bene. Anche se mi vesto come un palombaro, anche se non dò più la mano a nessuno, anche se sto con mascherine tutto il giorno. Imparo a diffidare, giorno per giorno. E insegno a diffidare di tutto e di tutti anche ai miei figli. E' il trionfo della mia mamma, che da una vita mi dice di non uscire, di stare attento, di non andare per il mondo, che tanto si vede alla televisione. 
Chissà  se tutta questa diffidenza si incrosta sulla pelle, se - una volta cessata l'emergenza - occorrerà tempo per scrollarsela di dosso. 
Non ho un buon rapporto con il telefono, nel senso che dopo una decina di minuti di chiacchierata mostro segni di insofferenza, intuibili dall'interlocutore/trice. Mi piace vedere le persone con tutti i cinque sensi, compreso l'olfatto e il tatto, sensi pericolosissimi in questi giorni. Stiamo almeno a un metro, anche di più. Ma lo uso il telefono. e provo un sussulto quando chiedo alla mia sorella se sta bene, visto che lei risiede nella Wuhan d'Italia, Bergamo.
"Prima" correvo o andavo in bici all'aperto quasi tutti i giorni. Ora non mi servono le previsioni del tempo per scendere in cantina e montare sulla bici bloccata ai rulli o per correre sul tapis roulant.  
Intendiamoci: tutto questo è necessario, indispensabile per scongiurare un incubo peggiore di quello odierno. Sono contento di stare in Italia, e convinto che tutto ciò  sia utile per la salute degli italiani.
Passata la tempesta virale, si piangeranno i morti, si valuteranno gli esiti delle polmoniti, si cercherà prima dell'autunno prossimo un vaccino.
Passato tutto questo, ma proprio tutto, a quel punto penserò alla mia attività lavorativa, a quanti soldi non ho guadagnato e a quanti ne dovrò spendere, a quanti me ne mancheranno, se ce la farò.


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