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sabato 28 marzo 2020

Un post ai tempi del coronavirus 6

Dalla mia finestra vedo un tipo che corre in una strada a fondo chiuso, avanti e indietro, un altro che con una mountain-bike descrive una traiettoria un po' più lunga, di circa 500 metri, sulla strada che si sviluppa perpendicolarmente rispetto a casa mia, per decine e decine di volte. Qualche sporadico padrone di cane, qualche signora o signore carica/o di sacchetti  che proviene dalla bottega di alimentari poco più in là, vicino al passaggio a livello. 
Ormai mi sono abituato a indovinare il motivo per cui una persona sia fuori, come se indagassi su presunte motivazioni ingiustificate per uscire di casa. Mi faccio, insomma, i fattacci degli altri. Nessuno si sorprende del mio sguardo, è ormai esperienza condivisa, un modo di fare che tutti gli affaccianti hanno nei riguardi del passante, che noto io stesso quando mi trovo in strada, dopo aver gettato i rifiuti, mentre percorro sul marciapiede del perimetro esterno del mio blocco condominiale; quando ci sono e vedo qualcuno alla finestra, ne sono felice. Comincio  a sentire la mancanza degli esseri umani. 
Stamani ho ascoltato/visto il dvd della sinfonia n.9 di Beethoven; ascoltato tutto, mentre facevo lavastoviglie/trice ecc., e visto solo l'ultimo movimento, corale. Un coro enorme, poi l'orchestra, il pubblico, e Abbado che spruzzava allegramente goccioline di sudore ai primi violini. Non so se ero più felice per la musica o per tutta quella gente. Tutta l'umanità con cui vorrei comunicare, senza barriere, stringendo mani e dando baci. Anche a quel tipo che corre davanti alla mia finestra, umanità che resiste, esiste e spera.

2 commenti:

Cletus ha detto...

Molto vero, stesse sensazioni. Vediamo di uscirne, in barba a tanti snob del cazzo che parlano di "moralismo", con un nuovo sguardo su di noi, e a come interagiamo con gli altri. Un saluto.

Tonilamalfa ha detto...

Felice di rileggerti, Cletus. Aspetto un tuo post sfolgorante. Abbracci virtuali( per ora)