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sabato 31 dicembre 2011

Altri libertini, di Pier Vittorio Tondelli


"Lacrime lacrime non ce n'è mai abbastanza quando vien su la scoglionatura, inutile dire cuore mio spaccati a mezzo come un uovo e manda via il vischioso male, quando ti prende lei la bestia non c'è da fare proprio nulla solo stare ad aspettare un giorno appresso all'altro. E quando viene comincia ad attaccarti la bassa pancia, quindi sale su allo stomaco e lo agita in tremolio da frullatore e dopo diventa ansia che è come un sospiro trattenuto che dice vengo su eppoi non viene mai..."
Questo è l'incipit di uno dei sei racconti del libro "Altri libertini" di Pier Vittorio Tondelli.
E' straordinario, come, del resto, tutto il libro.
Il "vischioso male" che gran parte dell'umanità ha vissuto in prima persona viene sostantivato, descritto, dissezionato, semplicemente spiegato in poche righe. Niente astrazioni alla "sono depresso" "sto male da morire" che poco ci mostrano, no. Questo dolore è vissuto in modo esperienziale, percepito interamente con i cinque sensi. L'autore parte dall'incapacità delle lacrime di colmare questo vuoto, poi passa all'utopica ed irraggiungibile immagine di un cuore aperto in due in modo da estirpare direttamente la causa del disagio. Il male viene dipinto in una bestia contro cui non c'è niente da fare, e tradotto in sintomi ben precisi - tremori, ansia, sospiro trattenuto - e localizzato topograficamente - bassa pancia, stomaco, e poi sale lentamente ma non arriva mai - il tutto descritto con ritmo incalzante, va pur bene sacrificare qualche virgola.
"Altri libertini" è tutto così, linguisticamente parlando, proprio come questo incipit: un libro pensato e rivisto e corretto in ogni minimo dettaglio. Questo per quanto riguarda la sua sublime forma.
Ci sarebbe, poi, da parlare della sostanza.
Nel primo racconto, "Postoristoro" viene descritto il mondo e i componenti di una notte di provincia in una stazione ferroviaria. Il freddo, i tossici, gli spacciatori, la puttana, gli amici. Un finale parossistico, la storia di un'amicizia disperata. Un tossico-dipendente da eroina è appena entrato in una terribile sindrome d'astinenza, l'amico si è procacciato una dose che vorrebbe fargli in vena, ma non riesce a trovarne alcuna: "...Giusy gli stringe il laccio ma le vene non escono, gli incavi lividi e neri e più su le macchie gialle di sangue rappreso, niente da fare.". La strada percorribile è una vena del cazzo, ma Giusy, l'amico, deve riuscire a procurargli un'erezione, tenta di masturbarlo, si lancia in un disperato monologo lungo una pagina, denso di concitate frasi degne di una hot-line atte ad eccitarlo e trovargli quella vena, e alla fine ci riesce. Quella pagina densa - solo per chi si ferma alle apparenze - di volgarità è in realtà una poetica dichiarazione universale di amicizia. Chi si fermava alle apparenze fu un solerte magistrato che, in base alla denuncia di un cittadino, ordinò il sequestro del libro per oscenità e oltraggio della pubblica morale. Incredibile.
I protagonisti di questi racconti, per dirla alla Whitman, succhiano il midollo della vita per non scoprire in punto di morte che non sono vissuti. Talvolta si muovono a caso e inciampano, sbattono come falene accecate dalla luce di una lampada, ma vivono ad una velocità supersonica, sperimentano e fanno esperienza - e commettono errori? - sulla loro pelle. I colori di questi racconti sono vividi, saturi. Perfino le sorgenti luminose livide dei neon, o le notti piovigginose, o la lunga autostrada per Amsterdam ti arrivano con le luci e i suoni di un Luna-Park, urlanti e sature di vita che sgorgano sul lettore oltre i confini fisici delle pagine del libro. I protagonisti di questi racconti hanno tre dimensioni: sono dotati, in altre parole, di uno spessore conferito dalle numerose tonalità di grigio, più che dai netti bianchi e neri. Non ci sono né buoni né cattivi, ci sono delle persone cariche di contraddizioni, a volte inzuppate di grandi ideali, spesso connotate da desideri e pulsioni che tutti gli esseri umani hanno, e per questo si rendono reali agli occhi di chi legge. Ci sono soprattutto ragazzi, uomini e donne appartenenti alla marginalità, di quelli che la gente evita con disgusto durante queste feste di natale. Ci sono in questo libro corpi che si abbracciano, si stringono, si penetrano in un disperato bisogno di contatto fisico. Di amore e non solo.
E' una scrittura che mette in gioco l'autore in prima persona, una scrittura che morde e punge e fa male, come a volte lo fa la vita stessa; l'autore riesce a parlare e a far parlare la sua stessa epoca senza mezzi termini, senza alcuna intermediazione. Tondelli diventa uno straordinario strumento che registra la realtà, la realtà che stava vivendo e che descrive con straordinaria lungimiranza e lucidità, riportandola in una forma poetica.
Una poesia lunga 163 pagine.
Pier Vittorio Tondelli, "Altri libertini", Feltrinelli Editore

lunedì 26 dicembre 2011

Antologia del calcio astrale


Sono davvero contento di aver dato un mio contributo alla Antologia del Calcio Astrale, che merita - per la qualità complessiva degli autori, non sto parlando di me - una ampia diffusione. Uno dei primi lettori è stato Enrico Vaime, l'autore della prefazione di questo libro. Se volete leggerlo, vi serve un e-reader, una connessione internet e 5.99€, il costo del download di questo bellissimo e-book. Il link per l'acquisto dell'e-book è questo. Vi incollo qui sotto una recensione del corriere nazionale:

In ebook diciassette racconti sul calcio. Astrale.

Nasce, ed è stata pensata, direttamente in ebook La prima antologia del calcio astrale di Alfonsetti & Associati, (Cletusproduction) una raccolta di racconti scritti da un pugno di autori più o meno noti, soprattutto per chi bazzica la rete e i blog letterari: Cletus Alfonsetti, ideatore del volume e collante del gruppo, Stefano Amato, Martino Baldi, Paolo Cacciolati, Marco Candida, Marco Crestati, Samuele Galassi, Hector Genta, Franz Krauspenhaar, Antonio La Malfa, Giuseppe Manfridi, Mauro Mirci, Gianni Pontieri, Mario Pischedda, Paola Ragnoli, Ezio Tarantino, Rocco Traisci. L’opera che vanta la prefazione di un divertito Enrico Vaime, contiene racconti diversissimi tra di loro ma tutti incentrati sul gioco del calcio, dentro e fuori dagli spogliatoi, in campo e tra gli spalti, e tutti seguono un comune fil rouge, come scrive Vaime, «un sogno comune alle generazioni pur storicamente lontane una dall’altra. Quello di fare un goal, segnare un punto, sentirsi abbracciare dai compagni (e sbattere in terra nell’euforia omicida dei ragazzi di ogni epoca)».

lunedì 12 dicembre 2011

Librarsi alle Oblate

Cari lettori,
martedì scorso c'è stato il consueto incontro del gruppo. E' stato un incontro divertente, oltretutto stimolato dalla presenza di tre nuovi lettori(Massimo, Mauro e Riccardo, spero di ricordare bene i vostri nomi), a cui do il benvenuto. Abbiamo, tramite i commenti ai testi, parlato di un po' di tutto: della in-fedeltà alla traduzione in poesia, di come un bambino potesse vivere o subire gli anni di piombo del mondo dei grandi, della caratterizzazione di un personaggio nei romanzi e  nelle sceneggiature, di una bambina emarginata da una piccola comunità, delle insidiose e intriganti terre di mezzo tra amicizia e amore, di una seduzione intuita da piccoli segni lasciati qua e là dall'autore, di un linguaggio medievale-dialettale riproposto ai nostri giorni. Insomma, cose così e anche altro. La sintesi in questo caso lascia sempre spazio all'inadeguatezza; se vorrete capire di cosa parleremo nei prossimi incontri, la cosa migliore da fare è che veniate di persona con il vostro interessante testo.
I brani letti sono stati tratto dai seguenti testi:
Il rimedio perfetto, di Lucrezia Lerro, letto da Stefano;
Lovers go home, e Tra un sempre e un mai(poesie della raccolta Inventario), di Mario Benedetti, lette da Toni;
Con un piede impigliato nella storia, di Anna Negri, letto da Francesca;
Il postino suona sempre due volte, di Mark Cain, letto da Donatella G.;
Zapata, di John Steinbeck, letto da Cristina;
Il roman de la rose, di Franco Scataglini, letto da Mauro.

Il prossimo scoppiettante incontro si terrà martedì 10 gennaio 2012 alle 21,30 presso la sala contemporanea della Biblioteca delle Oblate.
Ricordo brevemente le modalità di partecipazione: Portate un testo (fotocopiato in una decina di copie) di - meglio -una, due pagine al massimo di narrativa o poesia - niente saggi -, senza che, possibilmente, compaia il nome dell'autore;
dovrete leggerlo, dare poi una breve motivazione del perché avete portato quel testo rimanendo ancorati a quel testo - senza sconfinare nella vita e le opere
dell'autore - e breve discussione. 
E via andare.
Senza difendere ad oltranza quel testo, lasciarlo in balia degli altri lettori, e possibilmente non ri- intervenendo. 
E avanti un altro.

Un augurio di buone feste a tutti i lettori, e libratevi con i libri
Toni

sabato 3 dicembre 2011

Midnight in Paris

In questo periodo non leggo tanto. Forse, per dirla alla Nanni Moretti, "faccio cose, vedo gente", e va bene così. Tornando alla lettura sto leggendo un libro che mi intriga molto, che mi era sfuggito in gioventù, ovvero "Se una notte d'inverno un viaggiatore" di Calvino, e, da persona che invidia sfacciatamente le persone che scrivono bene, sto invidiando non poco la capacità di Calvino di passare con disinvoltura da uno stile di scrittura ad un altro(intimista, giallista, intrecciofilo, romantico, secco, razionale...) e facendolo sempre con una abilità da vertigine. Insomma, nonostante il fatto che il tomo sia esiguo, un duecento pagine, e sia sfacciatamente bello, finisco ogni sera con il libro per terra, la luce accesa e un filo di bava sul cuscino, accorgendomi a posteriori di aver letto solo qualche pagina. Insomma, non leggo molto, ma sono almeno riuscito, in queste ultime settimane a vedere qualche bel film, come "This must be the place", "Terraferma", "Io sono Li", "Tomboy", ma stasera ho visto il migliore del periodo: "Midnight in Paris", di Woody Allen. Non posso dire alcuni dei motivi che mi spingono a questo lusinghiero giudizio, perché finirei per sciuparvi il film, cosa che non voglio fare, in quanto mi sento particolarmente buono stasera.
Ma posso accennare al fatto che si parla di scrittura, di scrittori, alcuni dei migliori(Hemingway, Fitzgerald, Stein, Twain), e si fanno di tanto in tanto citazioni che colpiscono nel segno, almeno colpiscono il sottoscritto. Ne riporto una su tutte, che purtroppo ricordo approssimativamente: "Quando fai bene l'amore(focoso, passionale...) con una donna, in quell'istante pensi che la morte non esista più".
Inoltre pare che Woody si sia allontanato dalla sua idea ossessiva della morte e della vecchiaia dei suoi ultimi film (vedi, ad esempio, il ruolo di Antony Hopkins che fa il "fintogiovane" in "Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni"), e ci regala un'intuizione: viviamo in questo presente, e in questo presente dobbiamo muoverci, amare, lottare, sognare, relazionarci, e strappare qualche brandello di felicità. Inutile volgersi romanticamente a guardare un passato che non c'è più, pensando a quanto dovesse la gente essere felice in quel periodo. E' una pura illusione. La gente che caratterialmente guardava al passato con nostalgia, esisteva anche in quel periodo. Stiamo qui; volgiamo pure lo sguardo a quanto gli artisti abbiano prodotto nelle epoche passate, ma con la certezza che artisti del genere ci sono anche adesso. E soprattutto cerchiamo di non sciupare l'opera più grande e maestosa di cui siamo artefici e protagonisti: la nostra vita. E' una piccola intuizione, forse, ma per me illuminante.