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giovedì 10 maggio 2012

Su(o giù?)


Lo scorso 21 aprile a Roma, grazie ad un invito di alcuni carissimi amici dell'associazione Bombacarta, intervenni ad una bella giornata in cui si parlava di una preposizione, intesa anche come avverbio: SU. Qui sotto riporto gli appunti del mio intervento. Buona lettura.

Su (o giù?)
Anni fa partecipai ad un corso di sceneggiatura. Il relatore proponeva di non scrivere la storia dal punto 0 al punto 100, ma di inserire dei flashback e forward, e questa proposta può risultare ovvia; ma aggiunse una cosa per me meno scontata: che durante la storia, se avessimo voluto quantificare la intensità, il ritmo degli eventi, questi avrebbero dovuto rispettare delle onde in salita e in discesa, di continuo. Una storia interessante è fatta di picchi su e giù. 
E'un modo per allungare il percorso, come la vita. Una linea curva è più lunga di una linea retta, quindi i picchi verso l'alto e verso il basso sono un mezzo, oltre a rendere la storia più interessante agli altri e a sé stessi, di allungarla. Se volessimo metaforicamente sostituire la parola "storia" con la parola "vita", dovremmo prendere atto di questi continui alti e bassi, di questi su e giù, condizione necessaria per vivere con consapevolezza ed entusiasmo. Anche il tracciato di un ecg va su e giù, mentre quando il cuore non batte più il disegno è una linea piatta.
"Su" inteso come avverbio può essere ben  interpretato da "Up", il film con il vecchietto che sradica la sua casa con la forza di migliaia di palloncini colorati e porta sé stesso e la sua casa alle cascate Paradiso in Sudamerica, un posto in mezzo alle montagne dove sarebbe voluto andare con la moglie. Schiacciato nel suo territorio, con mille problemi legati alla perdita della casa, della moglie, delle speranze, dà una risposta rivoluzionaria alla sua crisi con un'ascensione, un movimento verticale: l'esplosione gioiosa di uno slancio di mille colori verso il cielo. Come dire: quando sei accerchiato in ogni direzione, puoi trovare la tua soluzione rivolgendo lo sguardo verso l'alto. 
Lo scivolamento in basso può essere inteso come una preparazione ad una straordinaria propulsione verso l'alto, ma può anche succedere il contrario. Una mia amica mi raccontò di un periodo in cui non se la passava bene, vedeva tutto nero al punto che lo psichiatra le prescrisse degli antidepressivi, oltre a consigliarle un percorso di analisi. Al successivo controllo la mia amica comunicò al dottore che stava particolarmente bene, vedeva tutto positivo, trovava il mondo entusiasmante; invece il dottore non era affatto entusiasta di questo, perché secondo lui era avvenuto tutto troppo in fretta, e le disse: " Eh, signora, si ricordi, tanto va su tanto va giù", mimando nel contempo una mano che sale e che poi scende. Al di là del metodo di comunicazione non particolarmente ortodosso del medico, possiamo riflettere sul fatto che la nostra strada sia costantemente segnata da salite ripide e discese vertiginose; motivo per cui è conveniente tenere in buon ordine le gambe e i freni. Motivo per cui è bene prepararsi al decollo, ma anche all'atterraggio. In alcuni casi tra il su e giù può nascere una sana confusione:
"La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare", dice Jovanotti, mentre  in Toy Story 1 lo Space Ranger che fa? Vola, crede di volare, cade con stile? Sicuramente va un po' su, un po' giù.

Quello di Buzz Lightyear, lo Space Ranger, è un percorso di crescita, con il senso di onnipotenza che si ha all'inizio della vita, il disincanto dell'età adulta e - ed è questo il passo più difficile - la successiva consapevolezza del fatto che non sappiamo volare, ma possiamo fare grandi cose.
Possiamo anche approfittare delle discese, dei "giù" improvvisi ed inattesi per acquisire un punto di vista diverso.
Nel film "La sposa cadavere" si rovesciano le prospettive, intendendo il mondo vivido e colorato giù, rispetto al grigio mondo che esiste al suolo. Anche il "giù" potrebbe essere molto interessante. Il mondo visto dalle radici, come la carta dell'appeso che riflette sulle sue origini, sulla sua provenienza. Un punto di vista estremamente vicino all'inconscio, al pozzo nero da cui si attingono esperienze pregresse e ricordi. Quando sei giù, nessuno ti chiede di rispettare le regole, puoi essere più vicino alla tua natura e ai tuoi desideri, nessuno ti chiede di rispettare i tuoi obblighi perché sei giù, in altre parole stai attraversando una crisi. Come ci suggerisce il bellissimo testo della canzone "La crisi" dei Bluvertigo.
http://www.youtube.com/watch?v=BGlk6F3KgQM

"Su" è indubbiamente affascinante: è la trascendenza, il respiro verso il cielo. Il rischio è però quello di starsene lassù ed essere isolato dal mondo, una stella che ha trovato la propria posizione, ma fredda, isolata da tutti.
Salire è bellissimo, ma bisogna tornare a valle, cercando di non farsi del male. Perdendo, talvolta,  i brandelli di felicità a cui ci eravamo aggrappati.
L'idea di un su e di un giù ci può dare l'idea di un mondo con una direzione: capo nord è indubbiamente l'idea di su, geograficamente parlando, contrapposto ad un sud. Possiamo anche rovesciare il tutto, ma le bussole anche all'emisfero australe continueranno a puntare verso il nord magnetico. Il nord che attrae. Il nord che abbiamo nella nostra testa. A me attrae tantissimo. Sono stato in bicicletta da quelle parti. C'è maggiore imprevedibilità di tempo metereologico, di temperature, di venti, di luce. Un intero mese di buio a dicembre, un intero mese di luce a giugno. Il nord che ho in testa sta nei film di Bergman, in quel vento che spazza la brughiera, la solitudine, il raccoglimento. In altri momenti c'è bisogno di un sud, del calore, la festa, il sorriso, l'improvvisazione.
Parafrasando Battisti, nella nostra esistenza dobbiamo stare pronti a percorrere di continuo "Le discese ardite e le risalite".

 

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