Ciao Mimmo.
Sono
passati due giorni da quando te ne sei andato, e oggi, 3 aprile 2023, non sono ancora
consapevole del fatto che non ci sei più. Ieri e l’altro ieri mi
sono lasciato attrarre, quasi accarezzare, da un pensiero magico: ora
Mimmo ricomincia a respirare e si alza dalla bara, urlando “Pesce
d’aprile”! Invece ti ho visto sempre lì fermo, immobile, e
questo pensiero si è svaporato come una nuvoletta primaverile,
sciolto come neve al sole. In compenso ho visto, sempre in questi
giorni, centinaia di persone, molte delle quali a me ignote,
sbigottite e commosse e disperate che ti volevano bene, molte delle
quali si sono rivolte a me, per loro sconosciuto, confessandomi gli
svariati motivi per i quali Mimmo era il loro Medico con la M
maiuscola. Mi ha azzeccato per primo la diagnosi, mi ha trovato posto
in ospedale dopo numerose telefonate, rispondeva sempre al telefono,
veniva a casa a visitarmi…e via, e via, e via. Queste persone mi
hanno letteralmente stordito e commosso, e mi hanno dato la conferma
di quanto tu fossi bravo.
Quando
ero bambino, eri il mio supereroe: ho tifato per la tua squadra, ho
fatto le stesse scuole elementari, medie(mi sarebbero toccate le
Manzoni, ma sono voluto andare alle Battisti), lo stesso liceo, la
facoltà di medicina, ma pian piano ho trovato ciò che mi
differenziava da te, grazie a Dio. Tuttavia sei sempre rimasto per me
un termine di paragone.
Talvolta ci siamo allontanati e sempre ci
siamo riavvicinati.
Ma
negli ultimi undici anni, dopo il complicato intervento a cui ti sei
sottoposto , siamo sempre stati uniti: con te, con Lisa, con
Gabriella, con Patrizia e con Riego, che per me era come un fratello.
La nostra mamma, che non sa ancora della tua morte, ci ha sempre
spinto a restare uniti, e devo dire che ce l’ha fatta. Abbiamo
trascorso delle vacanze insieme, abbiamo condiviso tante cene e tante
risate, in buona parte per merito tuo.
E
in questi due giorni ho scoperto anche un’altra cosa: ho capito
che, stando alle statistiche, una cosa del genere ti sarebbe potuta
accadere. E qui sta il miracolo. Non c’è stato un solo giorno, dal
2012 a oggi, in cui hai fatto pesare a me, e credo anche a tutti
quelli a cui vuoi bene, la pesantezza di un rischio imminente. Anzi,
hai vissuto appieno la tua vita fino a un’ora precedente la tua
morte, morendo tra le braccia di Giovanni, tuo figlio, che ha fatto
il possibile e l’impossibile per salvarti.
Io
ho una colpa nei tuoi confronti: durante la malattia del 2012 e anche
dopo, per qualche anno, in qualche modo, a modo mio, ho pregato per
te. E dopo, ti visto così solare, leggero, e vitale, che me ne sono
dimenticato. Per me eri nuovamente il mio fratellone, saldo come una
roccia e inattaccabile dalle intemperie e dai marosi che si vedono da
casa tua, e non ho più pregato per te, caro Mimmo, e mi scuso per
questo.
Grazie per i bei momenti che mi hai fatto trascorrere in
questi ultimi undici anni, e che la terra ti sia lieve.