L'inizio dei miei viaggi in bici è spesso caratterizzato da ostacoli e difficoltà. In Corsica, dopo soli due chilometri di bici nel centro di Bastia, entrai per sbaglio nel tunnel sottomarino lungo un chilometro con le auto che, in penombra, ti sfrecciavano accanto a 80-100km l'ora. In
Provenza ritardai la partenza di circa tre ore, c'erano dei problemi di salute a casa, per fortuna poi velocemente risoltisi.
A Biarritz, all'inizio del camino di Santiago, imboccai e percorsi per tre chilometri la strada sbagliata, una Nazionale trafficatissima che andava verso San Sebastian invece della strada per St.Jean Pied de Port. In Sicilia dopo cento metri di pedalata
sbattei sulla sbarra del parcheggio dell'aeroporto di Ragusa con relative escoriazioni una gamba e un braccio.
Ho idea - un'idea da psicologo de noantri - che tutto questo sia legato alla mia nascita, sono "figlio di Ogino-Knaus" e perlomeno nei primi mesi di gravidanza, e forse un pochino anche alla nascita non sono stato desiderato; questo può far sì che le nascite di viaggi e iniziative e attività non mi trovino sempre pronto, aperto ed accogliente. E così è stato anche per questo viaggio, iniziato come una vera Odissea.
Sabato 6 giugno 2009, mattina. Tutto questo fa parte del viaggio, anche se sono ancora a Lucca. I bagagli preparati all'ultimo giorno e momento - non so perché sia successo - che invece richiederebbero ben altra attenzione. Devi preparare con accuratezza gli zaini, pensare all'essenziale che ti devi costantemente portare dietro come una chiocciola; sono i tuoi muscoli a portarli, il tuo ATP e i tuoi zuccheri a bruciare energie, senza delegare lo spostamento ad un qualsivoglia motore a scoppio o elettrico. Una operazione delicata, insomma, soprattutto se devi andare in Scozia dove ti occorre il più variegato abbigliamento, dove la professione di metereologo è densa di imprevisti quanto quella di un alpinista sul k2. Finisco alle tre e mezzo in un bagno di sudore, mi precipito all'aeroporto di Pisa con la macchina, arrivo in tempo ma con il disturbo di fondo della frenesia, legata alla paura di trovare casino in autostrada tra Lucca e Pisa. Arrivo con il gigantesco borsone contenente la bici, i miei due zaini messi insieme in un sacchettone di tela(per risparmiare il costo di un bagaglio, sì, lo confesso), il mio zainetto nero alias bagaglio a mano. Faccio in tempo a fare il check-in, che risulta essere sempre più laborioso del normale, avendo appresso il borsone con la bici al suo interno. File, poi ritardo alla partenza. La cosa mi innervosisce, perché devo cambiare aereo a East-Midlands per raggiungere il nord della Scozia, Inverness. Durante il viaggio dormo, arrivo all'aeroporto East Midlands alle 18,45 con un ritardo di trenta minuti. Sto in attesa dei bagagli, che arrivano abbastanza in fretta, ma è tardi. Il check-in per ripartire per la Scozia chiude alle 19. Carico i bagagli sul carrello e corro verso il settore partenze, un altro edificio. Sono le 18,59 e penso: devo fare due file, una per la bici(allo sportello Oversize Luggages) e l'altra per gli zaini. Decido di andare allo sportello per la bici. Errore. Mi accettano il borsone, ma per gli zaini non transigono, occorre andare all'altro sportello. Che si trova in un altro salone. Corro. Ore 19,01, lo sportello per il check della Ryanair è già chiuso, una puntualità terribile. Non so che fare. L'aereo partirà tra meno di mezz'ora e ho due zainetti in mano, in aggiunta a quello consentito che ho sulle spalle. Totale: tre bagagli a mano invece di uno, e per giunta la bici è stata già destinata all'imbarco nella stiva dell'aereo. Faccio finta di niente e imbocco ugualmente la serpentina che mi porterà al controllo rx dei bagagli. Tocca a me. Appoggio gli zaini sul nastro, e ovviamente al di là del macchinario a raggi x mi attendono al varco due addetti alla vigilanza con lo sguardo truce. Uno dei due, una signora, mi dice in inglese: "Apri questi zaini". Mentre obbedisco, comincio a spiegare che a causa del ritardo dell'aereo proveniente da Pisa bla-bla-bla ...ma la signora e il signore cominciano a togliere con atteggiamento plateale, attirando l'attenzione di altri passeggeri che mi scrutano come fossi un terrorista, il seguente arsenale bellico: cacciaviti, camere d'aria(ma la pericolosità dove sta? nella valvola?), una pompa, un rasoio, le forbici, alcune chiavi esagonali, una pinza, il rasoio, la schiuma da barba, un filo d'acciaio del freno, una matassina di fil di ferro, nastro isolante, l'attrezzo per riunire le maglie di una catena di bicicletta, il rasoio, una lametta di ricambio,la schiuma da barba, l'autan, e altro, altro, altro ancora. Una catasta di oggetti. Loro mi guardano con fare interrogativo, e io dico loro che possono gettare via tutto, l'importante è che mi facciano partire. Prendo i miei tre zaini, loro depongono il tutto in una specie di secchio e proseguo il mio viaggio verso il gate dell'aereo, cercando di calcolare quanto possa costare quella montagna di roba a cui ho eroicamente rinunciato. Mi metto in fila con i documenti e i miei zaini. Sto per porgere il mio documento di viaggio e la carta d'identità alla impiegata Ryanair, ultimo ostacolo prima dell'imbarco, quando un solerte addetto alla sicurezza della compagnia di volo si avvicina e mi dice che io non posso partire perché ho tre bagagli a mano invece di uno. Io comincio a dire del ritardo da Pisa bla-bla-bla, ma lui non mi guarda nemmeno e dice seccamente che questo è il regolamento. Indico alri passeggeri con sacchettate di roba del duty-free oltre al loro bagaglio, ma lui non mi ascolta. Allora dico: ok, rimango a terra, ma io voglio la mia bici che è già imbarcata nell'aereo. Lui ora mi ascolta. Usa la ricetramittente e comincia a dialogare con altri tipi. Passano i minuti, tutti i passeggeri dell'aereo hanno intanto abbandonato il gate e immagino che stiano pensando al motivo del loro ritardo, che sono io, una sorta di terrorista.
"Ok" mi dice il solerte impiegato" riavrai la tua bici".
Due della sicurezza mi accompagnano in senso inverso presso lo sportello Ryan Air. Passando dal controllo, riesco a recuperare la mia catasta di roba, la rovescio in uno zaino, e ritorno al punto di partenza - la hall dell'aeroporto - come quando ti imbatti nella casella 58 del gioco dell'oca. Dopo una mezz'ora arriva il sacco nero enorme con dentro la mia bici.
Il mio biglietto per Inverness in fumo, ora è ufficiale.
"Il prossimo volo per Inverness?" chiedo ad un impiegato della Ryan. "Lunedì. Lunedì mattina." Mi dice sorridente mentre abbassa la saracinesca dello sportello e mi augura un buon weekend.
Un incubo. Sono le otto di sabato sera. Non so nemmeno come si chiami il posto dove mi trovo. Ho un borsone e tre zaini, non ho un posto dove dormire. L'unica cosa certa è che tra una settimana dovrò ripartire per Pisa da Glasgow, molto più a nord rispetto a dove sono adesso. Prendo un carrello portabagagli, mi trascino fuori dell'aeroporto e vado presso la compagnia dei taxi.
"Sì?"
"Vorrei andare in un albergo della città più vicina a questo aeroporto."
Il tassista mi guarda perplesso.
"Ci sono tre città vicine: Nottingham, Leicester, Derby. Dove vuoi andare di preciso?"
"Non saprei."
"Allora perchè sei atterrato qui?"
"Perché sono partito da Pisa e sarei voluto andare a Inverness, ma l'aereo bla bla bla..." e così facendo gli snocciolo la mia storia lacrimosa.
Il tassista scende di macchina, confabula con altri tassisti. Poi fa una telefonata. Infine si rivolge a me.
"Figliolo, vai in aeroporto. Al servizio informazioni c'è una signora che ti aspetta e ti potrà dire come raggiungere Inverness prima di lunedì mattina."
Vado.
La signora mi sta aspettando con un foglio stampato.
"Il National Express e il Megabus Express."
"Prego?"
La signora mi mostra il foglio.
"Questi due bus sono la soluzione per te. Alle 22,30 prendi il National Express che ti farà raggiungere Sheffield a mezzanotte e alle 2,45 prendi il Megabus Express che ti porterà a Inverness. Arriverai alle 13,00 di domani. Se il tuo viaggio deve partire da Inverness, devi raggiungere Inverness. No?"
Non fa una piega. Sorride e mi porge il foglio. Dopo tutta la freddezza dimostrata dai dipendenti Ryanair nei miei confronti, l'interessamento dei tassisti e di questa signora mi riscaldano un po' l'animo.
Improvvisamente vengo attraversato da una serie di considerazioni bizzarre e allo stesso tempo per me affascinanti. Ok. Va bene così, dico tra me e me. Dovrò rivedere i miei progetti: rimandare di un intero giorno l'inizio dell'avventura in bicicletta, ma almeno lunedì mattina potrò essere già in strada, invece di perdere una ulteriore giornata. E spostandomi in autobus, attraversando più di mezzo regno unito, mi potrò meglio rendere conto di quanto sia lontana la Scozia, di quanto decisamente a nord si svolga il mio viaggio, di come tutte le mie certezze - a partire dalla guida a destra - siano state abbandonate sul nastro trasportatore di un aeroporto della Gran Bretagna. Di come dovrò adottare nuove categorie di pensiero.
Mi avvio verso l'unico bar aperto dell'aeroporto per mangiare un panino, fare scorta di acqua minerale e kit-kat. Più tardi, mentre i fari del grande bus staranno perforando l'intera notte di un territorio a me ignoto, penserò con soddisfazione di essere piombato in un libro di Kerouac.
L'avventura on the road è appena iniziata.
(Toni La Malfa)
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