Giovedì 9 ottobre. Oggi è l'ultimo giorno. Alle nove e un quarto sono fuori dell'albergo di Francavilla di Sicilia e comincio la salita, destinazione mare. Ma prima del mare devo arrivare al passo Mandrazzi a 1130 metri slm, e ora sono a 350 metri slm. Il passo è distante sedici chilometri. I monti Peloritani, come del resto anche i Nebrodi e le Madonie, non hanno valichi relativamente bassi. Il sistema per attraversarli è sempre lo stesso: sali, e quando sei in cima vedi che le vette non sono molto più alte del passo.
Il gigante, alle mie spalle, è completamente coperto di nubi, peccato. Lui, l'Etna, è tutta un'altra storia. E' scuro, imponente, ha una base larghissima; sembra fatto da un bambino che si sia divertito a buttare terra su terra, sempre dal centro, creando un cono perfetto. Qui, sui Peloritani, i versanti si intersecano di continuo, e la strada deve scegliere, attraverso improvvisi tornanti, il percorso più dolce. La vegetazione è rigogliosa, e lo strano è che vedi dei castagni inframezzati qua e là da fichi d'India, e anche pini marittimi. La strada continua a salire in modo costante, ma senza forti pendenze. C'è silenzio, non c'è nessuno. O quasi: ecco i cani che rompono le palle, due di media taglia, mi tocca scendere e farmi scudo con la bici. Ovviamente il padrone - che sta insieme alle mucche sulla ripa sopra la strada - mi urla che non fanno niente, di non aver paura, mentre questi qua mi mostrano i denti. Alla fine si mettono ad annusare delle erbette. Rimonto in bici, i tornanti fanno dei disegni contorti, ci sono anche due fiumare completamente in secca che si incrociano con la strada. Ora sono vicino al passo.
Sono a 1050 metri, alzo gli occhi e la vedo. Regale, maestosa, un'aquila che volteggia ancora più in alto del monte. Poi un'altra. Giocano, sfruttando le termiche della montagna risalgono, e poi come un'onda che si frange, ricascano giù, per un po' in sincronia, poi divergono, e si ritrovano. Lo spettacolo dura una decina di minuti. Faccio delle foto. Poi continuo a guardare, a seguirle. Che bello. Spariscono infine, nel versante nord del monte.Arrivo a Portella Mandrazzi, c'è un grande casolare abbandonato, forse un albergo o un rifugio. Comincia la discesa. Qui, nel versante nord, il paesaggio è più orientato verso la vegetazione alpina. Due mucche per strada, una mi vede arrivare veloce e si impaurisce, comincia a correre alla Speedy Gonzales, per fortuna non verso di me. Infine le supero con un po' di cautela.
Dopo otto chilometri dal passo, vedo il mare. Mi commuovo, penso a mio padre, piango. Mio padre in vita diceva che voleva essere sepolto nel cimitero di Milazzo, dove è nato, anche perché da lì si vede il mare. Arrivo a Novara di Sicilia, paesino con casette disposte a terrazza. E' incantevole, perfettamente inserito nel contesto ambientale. Sembra quasi un ornamento del monte, sembra che ci sia sempre stato. Ci sono vie strette da cui si diramano scalinate, e lastricati, e terrazze. Sullo sfondo, il mare di Capo d'Orlando. Continuo a scendere. Altri venti chilometri per il mare. In breve si fanno trenta gradi. Un'altra fiumara, ritorna la vite, gli olivi. Il mare, sulla mia sinistra. A Barcellona, il mare, ce l'ho proprio accanto.Gli ultimi 15 chilometri prima di Milazzo.Sono felice.E a tre, dico tre chilometri dalla fine, la foratura. Della ruota posteriore. Smonto i bagagli, trovo la camera d'aria nuova, eccetera eccetera che mi partono tre quarti d'ora, si sono fatte le cinque e mezzo e devo rinunciare al bagno in mare. Arrivo a casa dopo 526 chilometri, la casa di famiglia, un appartamento in un condominio che abbiamo a Milazzo, ed è una gioia infilare la chiave nella toppa. Domattina andrò al cimitero, stasera a cena dal mio cugino Gianni, che mi verrà a prendere.
In macchina, per piacere.
5 commenti:
dove osano le aquile, i ciclisti chiedono passaggi ai cugini automuniti. Bella storia, Toni.
Bellissimo Toni. Grazie per averci portato con te.
ti ho seguito dalla Francia, accompagnadoti nella mia terra e nella terra di tuo padre, fino ql mare. hai fatto una cosa bellissima, percorrendo cosi' lo spazio e il tempo insieme, standoci dentro col corpo come solo i piedi o una bici possono permettere.
Sono sempre contenta quando qualcuno la percorre la guarda e la senti cosi', la Sicilia.
Buoni giorni a Milazzo, è carina no? senza terremoti. ci sono ancora palazzi antichi che Messina si sogna.
a rileggerti
Silvia
che bello! mi fa piacere leggerti, leggere delle aquile, di tuo padre...
e ritrovarmi in bella compagnia fra i commenti..
un abbraccio, silvana
Vi ho portato con me ed in certi momenti ho avvertito con piacere la vostra presenza. Siamo in una rete, siamo dei nodi, ogni nodo è importante.
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