In punta di piedi
sorge il sole
per accarezzare le case
addormentate
e le strade ancora deserte.
Intrecci di luci
fra i rami degli alberi.
È l'ora in cui si sente
il risveglio della natura,
quando tutte le cose
sembrano belle e trasparenti.
...Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa' che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull'isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada senza aspettarti ricchezze da Itaca. (C. Kavafis)
In punta di piedi
sorge il sole
per accarezzare le case
addormentate
e le strade ancora deserte.
Intrecci di luci
fra i rami degli alberi.
È l'ora in cui si sente
il risveglio della natura,
quando tutte le cose
sembrano belle e trasparenti.
Cammino incerto del mio svanire,
sguardo oltre orizzonti lontani.
Mani protese in cerca
di un'alba luminosa
dove si cantano immagini diverse.
Non ci sarà più l'ansia dell'arrivo.
La tua sosta è una bolla di sapone,
dove il vento fischia dalle fessure
e la corrente riporta a galla
lontanissimi ricordi
svaniti e mai dimenticati,
in un silenzio mortale
dove le porte si chiudono
per sempre.
Senza
Buio senza immagini.
Eternità senza futuro.
Sonno senza sogni.
Illusioni senza speranza.
Odore senza profumo.
Buio senza colori.
Passato senza presente.
Realtà senza fantasia.
Estate senza promesse.
Sole senza calore.
Pensieri che paralizzano
e tolgono ogni forza
dalla propria mente.
Meticolosa follia
come cenere di voci bruciate.
Sensazioni e ricordi
privi del minimo entusiasmo.
Sei goccia d'acqua che disseta.
Sei consolazione per il cuore ferito.
Sei rugiada che fa crescere le piantine.
Sei balsamo che rimargina le ferite.
Sei stella cometa che orienta nel buio.
Sei alba che sveglia il nuovo giorno.
Sei mappa che indica le rotte da seguire.
Sei sole che scalda i cuori freddi.
Sei vento che dissolve le nebbie.
Sei fiamma che incenerisce l'indifferenza.
Sei pioggia che lava la caligine.
Sei zattera che salva dai naufragi.
Sei forza che libera dalle catene.
Sei ossigeno che regala la vita.
Sei speranza che risolleva dalle angosce.
Sei bussola che orienta in mare aperto.
Sei fuoco che brucia l'egoismo.
Sei sentiero che conduce alla via maestra.
Sei una goccia celeste
che
cade
e squarcia le tempeste
nel caos
della
vita.
Felicità è sfamare un bambino,
stringere una mano.
Felicità è asciugare una lacrima,
sperare nella vita in due.
Felicità è sbaragliare il cancro.
Mi mancano
le tue parole,
le tue risate,
le tue mani,
i tuoi abbracci,
le tue dimenticanze,
la tua innata simpatia,
i tuoi occhi
per guardare il mondo.
Dipingevi il nostro ménage
con i colori
dell'entusiasmo
e della serenità.
Si affaccia uno stanco autunno
mentre il vento
scherza con le foglie gialle.
Spruzzi salati sul mio viso,
non sono altro che lacrime.
Ti rivedo con gli occhi della speranza
nel tuo viaggio senza ritorno.
La tua anima si è liberata
da ogni sofferenza terrena:
vola alta nel cielo
come un gabbiano in riva al mare,
inghiottito dal sole infuocato del tramonto.
Sei passato come una meteora
che cade e spacca il cuore.
Febbraio 1979
In fondo alla notte
mi apparivi
bello nella tua divisa.
Emozione grande,
visione eterea.
Afferravo di colpo le tue mani
anche se di fili invisibili
era fatta la nostra intesa.
Il sogno ricorrente
s'increspa e sparisce
come nebbia fugata dal vento.
Speranze deluse,
promesse non mantenute.
Cerco invano di seppellire
il mio dolore.
Gocce di rugiada
velate di pianto.
Speranze fatte di niente,
giornate vuote illuminate
da una grande solitudine
che si riflette nel cielo.
Stelle intirizzite
nella volta celeste.
Il suono del vento
sferza e delude
ogni minima speranza.
Alberi stilizzati
contro un cielo irreale.
Nuvole sospese
fra le note stonate.
Macchine veloci,
sguardi infreddoliti.
Tinte sbiadite
fra pene gigantesche.
Poca voglia di parlare.
Molta fretta di arrivare,
non si sa dove.
Attese nascoste.
Desiderio di evasione.
Luci che si accendono,
forse nel cuore di pochi.
Apri gli occhi.
Non negare il mondo,
non essere cieco:
guarda il panorama
prima delle nebbie d'autunno.
Ammira
le limpide serate d'estate,
il cielo terso,
la luna luminosa
che rischiara le strade
e parla di serenità.
Non posso comprendere
la scienza del patire,
anche se dolore e sofferenza
sono eventi imprescindibili
della vita umana.
Mistero del dolore.
Forse non troveremo
mai la spiegazione
che ci fa cadere
nella snervante sofferenza.
Per mio papà
Eri bello, grande e maestoso.
Eri la quercia possente
che mi dava sicurezza.
Le tue parole aprivano
spiragli di luce intensa.
Oggi mi consolo
con la tua foto
dove mi appari bello e pensieroso.
Però la foto cattura
l'istante dello scatto.
I miei ricordi
vanno oltre e parlano di gioie,
di sentimenti, di scoperte
e di sofferenza,
portando con sé il profumo
dell'infanzia perduta.
Uomo d'eccezione, padre possente,
innovatore colto e profondo,
signorile nei modi,
questo eri tu.
26 gennaio 1951
Le barche scivolano
danzando sulle acque del mare.
Il sole cala regalando
il suo saluto.
Le onde si agitano in eterno
colorate come il tempo
da un ritmo incessante.
Squarci di nostalgia,
di ansia, di malinconia
aiutano la capacità
di guardare il mare
con occhi ingenui
colmi di infantile stupore.
Agosto 1971
Ultimo riflesso del giorno morente.
Cielo greve di vapori.
Orizzonti molto lontani.
Coscienza assopita in un torpore
simile al sonno.
Aria incupita.
Caligine autunnale ovattata.
Sembra che tutto si muova
in una grande bolla di vuoto
dove il tempo si allunga
in un silenzio devastante.
Abbracciata dal silenzio
mi perdo in obiettivi lontani.
Nostalgia impotente
che quando non ci sei
vuole l'impossibile.
Forse la vita
sarebbe stata più difficile
se io non ti avessi
mai incontrato.
Paura dell'ignoto,
ansie e angosce
provenienti dall'esterno.
Il non sentirsi adeguati,
pulsioni negative
che albergano nel cuore,
strattonati da dubbi.
Domande impervie
si affacciano per un attimo
sull'orlo dell'abisso.
Rapporto complesso,
in perenne movimento
fatto da inquietudine,
emozioni, sensazioni,
risucchiati da quel lato oscuro
che neghiamo di avere
perché ci fa paura.
Come spicchi d'arancia
i tuoi giorni si sgranano
e scivolano verso un destino
segnato da un tramonto
anticipato e definitivo.
Il fuoco si spegne per sempre
e il freddo penetra nelle ossa.
Cambia la stagione
e la natura si dichiara sconfitta
fra il turbinio del gelido vento
che preannuncia una dolorosa stagione.
Il futuro sarà una finestra sbarrata.
Luglio 1978
Non sono sola.
Vivo coi miei ricordi:
ombre delicate che si avvicinano
da molto lontano.
Ti vedo con gli occhi della mente
e ti avvicini al mio fianco
al di là dello spazio e del tempo.
Adesso sei uno spirito libero.
Il tuo volto traspare dalle nuvole.
Non hai più età.
Io ti faccio rivivere
regalandoti un soffio di speranza,
un anelito di vita.
Per prolungare il ricordo
ripasso le giornate vissute
accanto a te.
Emozioni soffocate,
respiri tiepidi dell'anima,
palcoscenico di sabbia
finito e sbriciolato
sotto gli occhi di tutti.
Il destino ha fatto presto
a presentare il suo conto.
Il domani sarà dai contorni incerti.
La vita è stata un'enorme salita.
Ci siamo fermati prima
di raggiungere la vetta.
Dicembre 1978
Svegliarsi la mattina
e sentirsi nessuno.
Girare per la strada
e fissare il vuoto.
Guardare il mare
e chiedersi il perché dell'accaduto.
Guardare il mondo
e non avere voglia di continuare.
Entrare in chiesa
e non saper pregare.
Avere in mano il telefono
e non dire una sola parola.
Intorno il vuoto pauroso.
E in quel vuoto
la parola fine.
Maggio 1979
Stai accanto a me per rinforzarmi,
fuori di me per custodirmi,
sopra di me per proteggermi,
sotto di me per consolidarmi,
davanti a me per guidarmi,
dietro di me per seguirmi,
intorno a me per rendermi sicura.
Ho bisogno di te
come l'aria
che
respiro.
Giugno 1966
Giungono in anticipo
i colori dell'autunno
e con essi
affiorano i ricordi.
Apro la porta del giorno
e sento le orme dei tuoi passi
che piano piano
si allontanano.
Di contro si aggrava sempre di più
la zavorra delle mie ferite.
Stagioni che si alternano.
Rotte che si invertono
mentre i pericoli del percorso
rimangono invariati.
Pause estenuanti
che restituiscono
immagini deludenti
di una vita mai vissuta.
Ero un fiore sperduto
in un piccolo prato.
In una fredda mattina
d'inverno mi hai notato:
mi raccogliesti con le tue mani
per non lasciarmi mai più.
Il grande sogno iniziava
e insieme volevamo vivere
una favola meravigliosa.
Settembre 1954
Tu sei il mio canto di aprile
Sei il più maestoso
degli esseri umani
della tua Sicilia.
Tu sei caldo pensiero,
balsamo dolce delle mie ferite.
Tu sei il confine agognato,
la verità limpida.
Tu sei penetrato
come un dardo fulminante
nel mio cuore
e nella mia mente.
Vedo con i tuoi occhi,
ascolto con le tue orecchie.
Sei finezza incomparabile,
pazienza infinita,
attesa che precede l'incontro.
Andare, incontrarsi, parlare
è soddisfazione intima
nel cammino rigoroso
di un vagare lontano
oltre misura.
Aprile 1952
L'amore non avrà mai fine.
L'amore copre anche l'ingratitudine.
L'amore sopporta tutto e spera sempre.
L'amore non si adira,
anche quando i nervi sono a pezzi.
Se non hai amore verso gli altri
non servi proprio a niente.
L'amore, quello vero,
ti cambia la vita,
affascina, conquista,
smuove le coscienze.
L'amore non conosce tramonti.
E' sempre pronto a perdonare e a credere,
a sperare e a sopportare.
La brezza marina
lascia il posto
a una quiete immobile.
Il cielo è pieno di stelle
che si stendono all'infinito.
La notte è tempo di silenzio
e di raccoglimento.
Paesaggio quasi irreale.
La luna getta nell'acqua
una patina lucente ed eterea.
L'istante di un'attesa è lungo
quanto l'attesa di una risposta.
Ti penso con grandissima emozione
la sera,
prima di andare a letto.
Bacio la tua foto,
con la raccomandazione
di pregare per me.
Neppure i ricordi più belli
colmano il vuoto.
Le ferite peggiori
sono quelle
che non si vedono.
Il caldo esplode
senza mezze misure.
Metto a dormire i miei sogni
e i pensieri si spengono
come per incanto.
Il mio cuore è fiacco
e timoroso.
I buoni propositi
se ne vanno in fumo.
Sono stanca di illudermi
che il futuro sarà diverso.