Sto tentando di scrivere un romanzo, ne metto una pagina qui sotto:
...Antonio
sta all'estremità nord di Piombino, sul limitare del bosco che
divide la cittadina da Populonia. Decide di non prendere la macchina,
scende di casa e comincia a correre. Il libeccio lo sferza fin dai
primi passi, bene così, pensa Antonio. Accende l'Ipod e decide di
non cercare di costruire mentalmente un acronimo. Vuole provare a non
pensarci, a riconsiderare l'eventualità che quella sequenza di
iniziali del giorno precedente fosse stato semplicemente un caso, una
mutazione genetica di uno dei tanti eventi casuali della nostra
esistenza che Antonio aveva arbitrariamente caricato di senso. In
ogni caso, non vuole pensarci mentre corre, anche se non può fare a
meno di pensare alla prima canzone della lista: “Mad World” dei
Tears for fears. Una canzone in tono con il periodo che Antonio sta
vivendo, appartenente ad un gruppo che Antonio ama. Nonostante si
siano sciolti presto, i Tears for fears sono stati un gruppo per lui
fondamentale. Nei loro lavori non esiste un lato B, sono tutte
canzoni importanti. Mad world, un mondo pazzesco, menomale che ci può
correre dentro. Ora Antonio sta correndo una lunga discesa,
sballottato dal vento contrario. Decide di percorrere tutto il bordo
mare del promontorio. C'è chi odia il vento, lui lo ama. Quando si
era trasferito a Firenze per l'università – se ne accorse dopo
alcune settimane di umidità e di gelo - il vento era la cosa che
gli mancava di più. Ora mentre corre può rendersi conto,
opponendosi o assecondando le folate improvvise, della sua
tridimensionalità corporea, del
suo spessore. Attraverso il vento Antonio riesce a percepire il suo
corpo, il suo ingombro anche in relazione al contatto con il suolo,
un impatto leggermente deviato dalla resistenza dell'aria.
Improvvisamente Antonio cattura un'intuizione, forse sbatacchiata qua
e là dal vento che poi gli arriva in faccia e lo costringe ad aprire
gli occhi: l'aria non è uno spazio vuoto, l'aria è un magnifico
contenitore, un fluido che attraverso il vento dà inconfondibili
manifestazioni di sé. Più che mai l'itinerario di oggi, lungo la
via litoranea ma rimanendo in città, è una specie di amarcord.
Antonio raggiunge la spiaggia di
Salivoli, passa davanti ad una villetta in pietra con un garage che
ha il portellone esterno tinto di rosso, gli agavi sui bordi. In quel
garage Antonio e la sua band hanno trascorso ore ed ore di prove
musicali. Si ricorda perfettamente l'emozione della prima prova con
un amplificatore, un mixer e delle casse artigianali; la gioia del
volume alto, di sentire il risultato di cinque ragazzi che suonano
insieme, che hanno bisogno l'uno degli altri. Il primo pezzo che
provarono fu “Hot Stuff” di Donna Summer, la novità di quel
momento. ..I need some hot stuff baby tonight... Anche
Antonio avrebbe bisogno di roba che scotta stasera, come ne aveva
bisogno anche allora. Solo che con Giulia al massimo può combinare
qualcosa di tiepido, ammesso che succeda ancora qualcosa. Le barche
ormeggiate nel porto turistico di Salivoli si muovono ritmicamente,
le campanelle legate agli alberi producono un effetto lugubre.
Antonio sente un
brivido, il libeccio proveniente dal mare lo scuote. Ora percorre il
lungomare che conduce al centro città. Poi in via Amendola dove
spesso alle elementari andava dal suo amico Federico, a casa sua faceva delle merende da sogno, dolce al cioccolato e frappé alla banana. Poco dopo raggiunge la
chiesa dei Frati, dove si è sposato alla fine di un luglio
infuocato, e poi giù per la Cittadella, che lo conduce verso le sue
vecchie scuole, il liceo e poi la scuola media. E' la zona più bella
di Piombino, un nucleo di viuzze costellate di vecchie case, le reti
dei pescatori stese sulle inferriate, le barche issate a terra
piegate su un fianco come balene spiaggiate, le panchine che
costellano la scogliera. Nel vecchio porticciolo, tra gli scogli, i
suoi baci con Cinzia. Ecco la salita di viale del popolo, tra piante
grasse e macchia mediterranea, e poi i cancelli del cimitero
sbatacchiati dal vento, cancelli e lumini che lo inquietavano molto da adolescente, quando ci
correva davanti al buio. Infine il porto, dotato di vitalità e luci
e rumori a qualsiasi ora del giorno e della notte; nella zona di
traffico merci ricorda le navi provenienti dalla Scandinavia o alcune
cariche di mistero che mostravano sul fianco della prua caratteri
cirillici – quando tornava a casa guardava sull'atlante come
diavolo si potesse arrivare a Piombino partendo dal mar Baltico – e
gli uomini che scendevano da quelle navi, a cui Antonio appiccicava
saggezza, come una medaglia al petto, per il solo fatto di aver
solcato molti mari. Dal porto poi percorreva la stessa strada a
ritroso, fino a casa.
Quando passeggi per una città e ti esplodono i ricordi, uno dopo l'altro, pietra dopo pietra, vuol dire che in qualunque posto del mondo tu andrai, quella città sarà sempre, nel bene e nel male, rispetto ad ogni altro luogo nel mondo, il tuo termine di paragone.
Quando passeggi per una città e ti esplodono i ricordi, uno dopo l'altro, pietra dopo pietra, vuol dire che in qualunque posto del mondo tu andrai, quella città sarà sempre, nel bene e nel male, rispetto ad ogni altro luogo nel mondo, il tuo termine di paragone.
Nessun commento:
Posta un commento