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mercoledì 25 marzo 2020

Un post ai tempi del coronavirus 4

Sono seduto alla mia scrivania appoggiata alla finestra, e vedo un signore sull'ottantina  che cammina nel giardino condominiale, tutti i santi giorni per una quarantina di minuti, percorrendo tutto il perimetro dei vialetti interni, più e più volte. Il suo volto è burbero e determinato: non mollo, sembra che dica, ne ho passate tante e passerò anche questa. Vorrei salutarlo, e anche ringraziarlo per quello che fa, ma rivolge lo sguardo verso il terreno. 
Vorrei ringraziare tutti gli ultraottantenni d'Italia ad uno ad uno, se avessi un sia pur minimo carisma e popolarità nella mia vita, tale da far pervenire il mio messaggio ben oltre la schiera dei miei parenti e amici. 
Colpiti, i vecchi, in prima persona da questa infezione, con una consistente probabilità di morire quando malati, senza nessuna mano amica che li possa sostenere negli ultimi momenti. 
Per giunta vessati da strategie neoliberiste alla Johnson, che forse forse pensa che sia meglio che muoiano, invece di rubare il posto in terapia intensiva a cinquantenni ancora utili all'impero britannico. 
Ma anche alcuni giornalisti televisivi, quando fanno il resoconto del giornaliero bollettino dei morti e malati e infetti, esprimono, nel tono di voce, un certo sollievo nel constatare l'assenza - in certi giorni - di cinquantenni e sessantenni dal triste elenco delle dipartite quotidiane a miglior vita, sottolineando la quasi esclusiva presenza di vecchietti che spesso non se la passavano bene neanche prima di questo marzo orribile. 
Quando fanno la spesa devono fare lo slalom tra aitanti corridori del quartiere, alla larga dai loro sputacchi e dalle loro goccioline di sudore, inoltre devono cercare di non beccarsi la polmonite quando stanno in fila fuori dell'ufficio postale (stamani c'erano tre gradi a Lucca) per riscuotere la pensione( eh, potevano farsela accreditare sul conto, se la sono voluta...), devono evitare di salutare il loro caro amico delle scuole elementari, devono cercare di non ammalarsi e di non rompere il cazzo, perché altrimenti intasano il pronto soccorso. 
Del resto, fatti due conti ( ho sentito dire anche questa, buttata lì come battuta infelice, solo una battuta eh, si affrettano ad aggiungere...), se un po' di loro se ne andasse, sarebbe una gioia per l'INPS e i nostri conti pubblici.
Forse quel signore in giardino pensa con terrore a tutto questo, e vorrei abbracciarlo, se non fosse che, così facendo, potrei contagiarlo(non posso certo escludere di essere positivo al covid19 e asintomatico, almeno per il momento). Forse pensa di non poter a sua volta abbracciare i nipotini, potenziale serbatoio virale, di non poter vedere sulle mura di Lucca i suoi amici per la tradizionale passeggiata, e spera di non vedere i loro nomi nella cronaca di Lucca. Terrorizzato, forse, ma non molla; cammina svelto, scantona i vasi di fiori all'ultimo momento, e ieri in giardino ha giustamente tenuto anche me alla debita distanza.  
Io speriamo che me la cavo, ma sinceramente: spero anche lei, caro signore.

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