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venerdì 20 marzo 2020

Un post ai tempi del coronavirus 3

..."Cosa succederebbe se un aereo ti lasciasse al centro del deserto del Sahara e tu raccogliessi un singolo granello di sabbia con le pinzette e lo spostassi di un millimetro?" 
Ho risposto:"Probabilmente morirei disidratato" 
E lui:"No, intendo: solo in quel momento, quando sposti il granello..."
"Non lo so, cosa..." 
Lui mi ha detto "Pensaci." 
Ci ho pensato. "Credo che avrei spostato un granello di sabbia."
"E questo significherebbe che spostando il granello di sabbia hai spostato il Sahara"
"E allora?"
"Allora? Allora il Sahara è un grande deserto ed esiste da milioni di anni, e tu lo avresti cambiato."
"E' vero!" ho detto alzandomi dal letto" Ho cambiato il Sahara!"
"E questo significherebbe che..."ha detto ancora lui.
"Cosa? Dimmelo tu."
"Beh, non sto parlando di dipingere la Gioconda o di sconfiggere il cancro ma solo di spostare un granello di sabbia"
"E allora? Cosa vorrebbe dire?" 
"E allora la storia sarebbe andata in un modo..."
"Ma io l'ho spostato!" ho esclamato puntando gli indici contro ipotetiche stelle "Ho cambiato il corso della storia dell'uomo!"
"Proprio così."
"Ho cambiato l'universo!"
"Esatto".
(brano tratto dal V capitolo del libro "Molto forte, incredibilmente vicino" di Jonathan Foer)
Sto leggendo questo libro, molto bello, e leggendo in particolare questo brano, mi è venuto in mente un fatto, una specie di delirio basato su un evento di qualche settimana fa. Domenica 23 febbraio mi trovavo al bellissimo carnevale di Viareggio, la sfilata dei carri imponente, emozionante, le allegorie erano particolarmente suggestive e i meccanismi di movimento dei carri a dir poco maestosi per grandezza e ingegno. Ora. Tra i carri, ce n'era uno, bello e profondo, che si chiamava "Abbracciami, è Carnevale". Il carro aveva dei personaggi sorridenti che si aprivano e si chiudevano periodicamente a ventaglio e i ballerini e ballerine a terra, davanti al carro che, alla fine di ogni coreografia, si aprivano verso il pubblico e abbracciavano gli spettatori, compreso il sottoscritto. Un messaggio di calore e umanità, niente da dire, se non fosse che il 22 febbraio era stato ricoverato in terapia intensiva in un ospedale lombardo "Mattia",  il cosiddetto paziente uno. Era una bellissima giornata, quella domenica, e il lungomare era pieno di turisti, decine di migliaia di persone, anche provenienti dalla Lombardia. Se dalla Lombardia fosse arrivato qualche persona positiva al coronavirus, solo pensando a quel carro, solo pensando alle centinaia di abbracci moltiplicato per due, visto che si è replicato anche martedì grasso, due giorni dopo, è altamente probabile che si sia infettato qualcuno. Quel qualcuno forse è in buona salute, forse fa parte dell'80% di persone che manifesta sintomi lievi o assenti, e torna a casa e saluta nei giorni seguenti il babbo e la mamma, i nonni, i figli. I figli non manifestano sintomi e vanno a scuola per una ulteriore settimana, e così via, fino all'8 marzo(giorno di zona rossa in tutta Italia), due settimane dopo. In due settimane il virus altamente contagioso passa al nonno, che rischia la morte, oppure muore, il babbo, che potrebbe manifestare una polmonite con sintomi che lasciano strascichi invalidanti(una polmonite interstiziale può esitare nei polmoni con tessuto fibroso in eccesso che rende più difficile la respirazione), e i figli, che nei loro allenamenti e ripetizioni e ricreazioni seminano allegramente i droplets(le goccioline) saturi di virus. Ho parlato di una sola allegra giornata di sole, di un solo carro, di tanti abbracci, di centinaia di contagi, che circolano almeno da un mese nella mia zona. Quanti potrebbero essere i portatori con lievi o assenti sintomi del coronavirus? Sicuramente molti di più di quelli che si sanno. E' questo il motivo per cui usciremo da questa situazione drammatica solo se ci pensiamo "malati" o contagiosi. 
Ecco, uscire di casa oggi equivale a spostare quel granello di sabbia nel Sahara: possiamo cambiare la storia dell'uomo, nel senso che potremmo essere responsabili, senza saperlo, di commettere l'omicidio perfetto: senza un apparente movente, magari a distanza di due settimane, senza che nessuno possa risalire a noi. Non stiamo ovviamente parlando di spostare un granello di sabbia nel senso letterale del termine; stiamo parlando, lo ripeto, di uscire di casa, ignari contagianti e di ammazzare un vecchio, o di inalare una gocciolina(stiamo parlando di micron, millesimi di millimetro) e beccarsi l'infezione. 
Possiamo cambiare la storia dell'uomo: o ammazzando i vecchi o sé stessi, o eliminando questa emergenza nel giro di un paio di mesi, stando faticosamente, dolorosamente, noiosamente in casa.
A voi la scelta.

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