Cassa due
Non avevo voglia di preparare niente per cena. Ero
da solo, stanco di una giornata di lavoro fuori casa, con i
tergicristalli che ritmavano una triste musica di Cohen, i fanali che
foravano il buio, le ruote che friggevano l'acqua del nastro
di asfalto, e tra poco sarei arrivato in una casa vuota, la mia. Decisi
di deviare al mac Drive, appena fuori dell'autostrada. Il mangiare è
uno schifo, si sa, ma mi avrebbe permesso di bypassare il tempo della
cena, andare a letto prima, forse trovare le energie per leggere
qualcosa di parcheggiato sul comodino ormai da troppo tempo.Alcune auto in coda, poi è il mio turno."Buonasera, sono Valentina, cosa desidera?" Una voce accogliente e calda al tempo stesso."Buonasera. Mmm...Vorrei...un panino con filetto di pesce, una coca...""Facciamo il menù con le
patatine?""Mmm...sì, va bene. E anche un Pizzarotto.""Desidera altro?""No, grazie.""Otto euro e novantacinque, cassa due"Mi
metto in fila, ho cinque auto davanti a me. Dopo la curva della corsia,
vedo Valentina dietro una cabina interamente in vetro. Valentina ha gli
occhiali in celluloide neri, il cappellino mac e le cuffiette col
microfono, capelli biondi, mesciati, che cascano giù come spaghetti, un
aspetto gradevole nel suo insieme. Prende i soldi, dà il resto, saluta,
sorride e quando la macchina riparte, Valentina deglutisce flettendo la
testa in avanti, chiude gli occhi e riattacca a parlare al microfono,
preme su un display accanto al registratore di cassa e sorride, risponde
e conclude il suo discorso dicendo solennemente cassa due - si vede
bene dal labiale - e intanto porge lo scontrino al successivo e sorride
prende i soldi dà il resto e saluta. Tra un'azione e la successiva c'è
sempre un brevissimo
intervallo in cui Valentina chiude gli occhi e deglutisce. Display e
automobilista, sorriso e saluto. Via via che mi avvicino, vedo sul viso
di Valentina un
solco tra le labbra e le guance, sia a destra che a sinistra, che si
accentua ogni volta che una macchina si allontana, in
quell'impercettibile istante di sbraco, l'unico momento di autenticità
del suo turno di lavoro. Valentina si preoccupa anche di chiudere il
vetro scorrevole del suo gabbiotto ogniqualvolta l'auto riparte
sgassando. Lo riapre prontamente non appena l'auto successiva si ferma
accanto a lei. E riparte con il sorriso, la banconota, il resto. Ora
Valentina appoggia il pollice e l'indice sulla radice del naso, quasi a
pizzicarlo, occhi chiusi, inspira e riprende il discorso e il sorriso
con l'automobilista di turno, gli consegna anche il sacchettone con le
cibarie.E' il mio turno. "Buonasera, sono otto euro e novantacinque", mi dice Valentina sfoggiando il suo sorriso a trentadue denti."A lei. La vedo stanca."Valentina si gira verso di me, prima sorpresa, poi elabora una risposta politically correct." Beh sì, è stata una
giornata faticosa, ma tra un'ora vado a casa.""Bene"Valentina
mi dà il resto a dieci euro, e aggiunge:"Il Pizzarotto è in cottura, può
parcheggiare più avanti che le porto tutto io?""Va bene."Dopo
un paio di minuti arriva Valentina, pantaloni verdi di ordinanza troppo
larghi e maglietta arancione, mi porge il sacchetto dal finestrino. "Anche lei mi sembra stanco.""Già. Che fai, Valentina, studi?""Sto
finendo l'università, mi mancano tre esami per la specialistica in
lingue. Poi me ne andrò in Australia. Non vedo l'ora." Mi regala un
altro sorriso."Ce la farai, Valentina, ne sono certo. Buona vita.""Grazie. Anche a te."Ripartii. All'orizzonte, direzione mare, si era aperto il cielo, e una nube aveva catturato la luce del sole già tramontato.
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