Pagine

sabato 26 gennaio 2013

Lo rifarei



Nel film Invictus, durante un colloquio tra Nelson Mandela ed il capitano della squadra  nazionale sudafricana di rugby, Mandela chiede:
"Come va la caviglia, capitano?"
"Mah...nello sport non si è quasi mai al 100% della forma, signor presidente."
"Nemmeno nella vita, capitano."
Durante la maratona che ho corso a Lucca, e anche durante tutto il mese precedente, ho pensato a questo dialogo. Avevo un dolore persistente al tendine di Achille sinistro, che non prometteva niente di buono. Sia durante gli allenamenti che durante la gara. Ho resistito per un mese, cercando di allenarmi su terreni morbidi e facendo tanto stretching, e dopo la maratona mi sono fermato per capire come stavo messo al tendine. Dopo una risonanza magnetica, il verdetto: tendinosi del tratto medio del tendine di Achille. L'ortopedico mi ha consigliato di non correre più, dedicarmi alla bicicletta - che faccio comunque con piacere - o al nuoto. Al limite di corsa se ne potrebbe riparlare tra sei mesi, se c'è una buona risposta del tendine al riposo e a due cicli di terapie con onde d'urto. Se c'è. Insomma, ho appeso le scarpe al chiodo, per sei mesi o per sempre.
Quest'anno compirò 52 anni, e lo scorso anno durante i miei ritagli di tempo libero mi sono allenato per preparare la maratona. Usando la ragione, avrei dovuto interrompere la preparazione alle prime avvisaglie di dolore. Con il cuore, rifarei esattamente quello che ho fatto, anche perché non so quando avrei avuto nuovamente la possibilità di preparare una maratona nella mia vita. Sono anche contento di aver terminato la corsa nel modo più romantico: con una maratona, la corsa più bella del mondo, in mezzo al freddo, il vento e la pioggia battente, correndo gli ultimi chilometri con tanta fatica e tanta gioia. Sì, rifarei esattamente tutto allo stesso modo. Genericamente parlando, e con le dovute eccezioni, trovo detestabili le persone che non hanno mai avuto infortuni, ferite, difficoltà. Le persone che non hanno mai azzardato un margine di rischio in ciò che fanno o hanno fatto, che preferiscono mettere al sicuro i loro talenti, conservandoli, non si sa mai. Nella vita, come nello sport, non si può mai essere al 100%. E' meglio vivere, piuttosto che stare a guardare.

1 commento:

C. ha detto...

Se l'essere umano, unico essere che abita l'indifferenziato, privo di apparato istintuale e habitat proprio, non avesse corso dietro al Grande Animale, rischiando la vita per cibarsi delle sue carni, non sarebbe quello che è ora.
Si rischia ogni volta qualcosa sperando di guadagnare qualcos'altro.