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domenica 25 agosto 2013

Ma ti pagano?







E' il 18 agosto e sto faticosamente salendo con la bici verso i 2188 metri del valico del Piccolo San Bernardo. Da un'auto che percorre la direzione opposta alla mia, una donna si sporge dal finestrino, e mi urla: "Ma ti pagano?". La voce è impregnata di sarcasmo, dentro l'auto ci sono altri passeggeri che sghignazzano.
L'auto è già lontana, io continuo per la mia strada. No, cara signora, non mi paga nessuno. Anzi, devo pagare per una settimana di alberghi e cene, possibilmente a buon mercato. Pago per fare fatica, secondo la signora. Tanti anni fa lessi una storiella, questa:
«Un viandante cammina per una strada assolata, finché giunge nei pressi di un cantiere, ove tre scalpellini lavoravano sotto il sole cocente.
Si avvicina al primo di essi e gli chiede: “Cosa stai facendo?”
E quello: “Non lo vedi? Sto sudando!” e il suo sguardo era torvo e il suo volto affaticato. 
Si avvicina al successivo scalpellino, gli rivolge la stessa domanda: “Cosa stai facendo?” 
E quello: “Non lo vedi? Mi sto guadagnando il pane!” e il suo sguardo era spento e il suo volto rassegnato. 
Il viandante prosegue e ripete al terzo scalpellino la domanda: “Cosa stai facendo?” E quello: “Ma come, non lo vedi?” Stiamo costruendo una cattedrale!” e i suoi occhi brillavano di soddisfazione e sul suo volto non vi era traccia di fatica.» 
In una settimana in cui percorro 625 chilometri con dislivello altimetrico complessivo di 11.000 metri, so bene, cara signora, che perdo molti litri di sudore, che mi imbatto in qualche strada molto trafficata, che corro qualche rischio.
Ma anch'io sto costruendo una cattedrale: la mia cattedrale è fatta di cieli limpidi, di monti aguzzi, di ghiacciai a portata di mano, di case tappezzate di fiori sui balconi e tetti in ardesia, di sole e pioggia, di vento, dei sorrisi di molte persone che ho incontrato, del mio respiro, dell'odore della montagna, di un sorso di acqua bevuto direttamente da un ruscello a 1500 metri, di una cioccolata calda dopo una salita(la più buona che abbia mai bevuto), di un tornante con cambio improvviso di panorama, del silenzio di una strada deserta, di un'aquila che si avvita nell'aria, di una lunga discesa e anche delle orecchie che si tappano, della possibilità di pensare e pensare e pensare mentre non devo pensare di muovere le mie gambe, della gioia di un pasto caldo sul far della sera, della morbidezza di un letto, e di molto altro ancora. 
Il sudore e la fatica e i soldi non sono niente, in confronto a questa cattedrale.
Riparlerò nelle prossime settimane di questo viaggio, giorno per giorno. Intanto volevo condividere con voi la mia gioia. 
Di esserci, qui ed ora.

4 commenti:

Leo lifeintravel ha detto...

Che dire... bellissimo il tuo accostamento del viaggio in bici alla cattedrale: non posso che essere d'accordo e condividere ciò che scrivi (oltre a ciò che fai) perchè la sensazione di costruire qualcosa lungo la strada è proprio quella che provo io nel pedalare... grazie per aver tradotto in parole i miei pensieri!
Leonardo

Anonimo ha detto...

Quando ho fatto domanda per andare in Somalia, non lo sapevo che pagavano una barca di soldi: l'ho fatto perché mi interessava l'esperienza. Tutti i miei colleghi, a quanto pare, ci sono andati unicamente per i soldi. Loro hanno vissuto marciapiedi sconnessi, infiniti blackout, differenze culturali spesso fastidiose, incontenibili diarree, caldo insopportabile e tanto altro ancora. In cambio dei soldi. Io ho vissuto notti di luna piena con provvidenzialissimi blackout, confidenze di studentesse, cieli magici, tramonti mozzafiato, bagni nell'oceano più bello del mondo (con gli squali, vabbè, non si può avere tutto nella vita), camminate tra le dune e tanto altro ancora. E poi anche i soldi, sì, come loro.
Attendo il resto dei racconti.

Tonilamalfa ha detto...

@ Leonardo: il viaggiar lento allena il corpo a non avere fretta, a sopportare imprevisti, l'occhio a nuovi punti di vista, e la mente a riflessioni singolari, originali. E pian piano in questi viaggi si costruisce una cattedrale, come la tua: bellissima.
@ Barbara: la differenza sta nell'occhio e nella sensibilità di chi guarda e sente(mi è capitato di vedere gente che si annoia alla Tate a Londra o al museo Van Gogh ad Amsterdam). Mi hai fatto venir voglia di vedere l'Oceano più bello del mondo.
Grazie a voi per essere passati di qui.

Anonimo ha detto...

Ah, ma io passo sempre, anche se di solito non suono il campanello!
Quanto all'oceano più bello del mondo, lo potrai sicuramente vedere, ma non da quelle parti, perché la Somalia non esiste più, e il mare della zona è infestato di pirati. In compenso sto cercando di organizzare un viaggio con mia cugina con cui mi immergerò in Mediterraneo, mar Rosso e mar Morto. Se ti va di aggregarti...