La guarigione
Un
fatto straordinario, un evento memorabile.. questo è ciò che mi
accingo a raccontarvi.
Niente
lasciava presagire che cosa sarebbe successo in quel caldo pomeriggio
di giugno, uno di quei pomeriggi in cui non succede mai niente,
specialmente in una piccola città di mare, come tante. E neanche
loro pretendevano qualcosa di speciale da quel giorno: due
amici appoggiati al muretto a guardare la linea dell'orizzonte. Guardavano, ma i loro
occhi giravano a vuoto.
Come il tempo in quel momento.
Come il tempo in quel momento.
E
anche i loro pensieri, in un loop senza fine.
Infine Stefano lacerò il silenzio aggrappandosi ad un'immagine:
Infine Stefano lacerò il silenzio aggrappandosi ad un'immagine:
-
Monica..-
-
Eh..-
-
Ha un gran bel culo..-
-
Lo so.. e allora?-
-
No, niente..-
Un
gabbiano passò radente al muro ed emise il suo verso di dolore.
Sempre con quella specie di sorriso sul becco. Un sordo brontolio
all'orizzonte - forse quelle nubi lontane - ruppe per un istante la
monotonia, poi più niente.
-
Ti piace, eh?-
-
Chi, Monica? Eh beh.. oltretutto non è nemmeno una gallina..-
-
Perché dovrebbe esserlo?-
-
No, pensavo a..i soliti discorsi sul fatto che una bella fica non ha
cervello, e invece..-
-
Ah..-
-
Invece lei è anche in gamba, accidenti..-
Si schiarì la voce per un attimo e poi continuò solenne:
Si schiarì la voce per un attimo e poi continuò solenne:
-
Insomma, mi piace, sì...-
Gli
arrivò uno scappellotto da dietro le spalle:
-
Cosa ti piace? Eh?-
Un
sorriso a trentadue denti attendeva Stefano al varco. E intorno al
sorriso, altrettanto luminosa, vide Monica.
-
Che hai da guardare? Ti ho fatto male?-
-..No..
Ma.. quando sei arrivata?-
-
Ora.. ma che ti è preso? Una commozione cerebrale? Toc-toc.. C'è
nessuno in casa?-
Intervenne
provvidenzialmente Simone: - No, sai.. sembrava un teletrasporto:
stavamo parlando di te, ed eccoti qua..-
-
Ah, parlavate male di me?-
-
Certo! - Risposero in coro.
-
Begli amici! Come va? Allora, lo date l'esame a fine mese?-
-
Boh! Il gran caldo non aiuta, ma ci stiamo provando..-
-..Qui
sul muretto..-
-
Che fai la predica anche tu? No, eh..-
-
Va beh.. come non detto. Comunque anch'io sto impazzendo con storia
medievale.. ma oggi basta; è sabato, no?-
Si
appoggiò anche lei al muretto con lo sguardo rivolto al porticciolo.
Ma
che si fa qui? Si va al mare? Io il costume l'ho messo..-
-
Sì.. ora si va.. ma non c'è niente di meglio da fare, no eh?-
rispose Simone.
-
Cosa vuoi che ci sia... Toh, c'è Andrea con la barca..-
Un
piccolo e variopinto peschereccio stava entrando nel porticciolo.
Accanto ad Andrea una ragazza con lunghi capelli neri al vento, una
specie di bandiera dei pirati.
Stefano
corrucciò lo sguardo, stava inseguendo un'idea:
-
Di meglio ci sarebbe.. al mare sì, ma.. chissà se si convince..-
Un'ora
più tardi erano in mezzo al canale di Piombino che ridevano come
matti. Mare intorno a loro, e vento, un vento fresco di maestrale.
-
Certo che sei un laido, Andrea.. venti euro per il gasolio..-
-
Capirai, cinque euro a testa.. non vi lamentate troppo, eh.. sono uscito
di nuovo in mare solo per voi, dovevo rientrare a studiare oggi
pomeriggio.. o che volete, poi?-
Simone:-
Da bere, magari..-
Monica:-
E i salatini?-
-
Fatela finita.. e, Ilaria, attenta a non inciampare sulle reti sennò
il mi' babbo m'ammazza!-
-
Tranquillo capitano, tranquillo, guida vai che sei bravo..-
Gli
schizzi della prua erano un piacere, e poi i gabbiani al seguito e
poi quel senso di libertà che solo il mare aperto può regalare.
Stefano era raggiante. E anche gli altri, compreso Andrea che faceva
il prezioso.
-
Senti, ferma questa bagnarola e facciamo un bagno, dai..-
A
motore spento stettero tutti e cinque in silenzio - come quando si
entra in un luogo sacro - intervallato solo dal risciacquio delle
onde e dal respiro del vento.
Calarono
l'ancora e si misero a guardare il blu del mare che si confondeva con
il blu del cielo, una specie di vertigine amplificata dal silenzio
irreale; si erano fermati a ridosso di un'isoletta di scoglio di nome
Cerboli. Un fazzoletto di pietra disabitato, nella parte alta
dell'isola c'era una cava di pietra abbandonata, pareva che un
gigante fosse passato di lì ad assaggiarne un po' con un enorme
cucchiaio.
Fecero
una serie di tuffi dalla barca, avvitandosi in quelle acque profonde,
riemergendo rumorosamente, con schizzi e respiri ansimanti. Dopo un
po' fecero una pausa, piacevolmente stanchi.
-
Si va sull'isola?- fece Monica. Si guardarono, incrociarono gli
sguardi, ed arrivarono dei cenni di assenso. Erano lì a due passi,
perché no?
Accostarono
con la barca ad un approdo dove c'erano ancora una serie di anelli
fermati su una piattaforma di cemento.
Tirarono
giù i bordi di gomma, legarono le cime agli anelli e scesero.
Camminarono per un po', si avvicinarono ad una specie di canale di
pietra - sembrava un imbuto - che collegava la spiaggia alla vecchia
cava.
Stefano
guardava Monica a più riprese. Camminavano contenti tutti e cinque.
Si
arrampicarono verso la cava. Cinque minuti di cammino e l'aria
diventò improvvisamente scura.
-
Gente, si torna via, si sta annuvolando..- fece Andrea.
Invertirono
la direzione, passarono altri due minuti e scesero le prime gocce, e
di lì a poco un temporale estivo si rovesciò sull’isola. Violento
e stridente con il loro umore.
Affrettarono
il passo per raggiungere la barca.
Poi
un fulmine si abbatté su di loro. Colpì in pieno Monica. Stramazzò
al suolo, esanime. E gli altri, increduli e impauriti si
precipitarono verso di lei urlando.
Si
piegarono su di lei Stefano e Andrea, gli altri due piangevano
disperati.
-
Senti il polso, Andrea! –
Stefano
le aprì la bocca, le tirò fuori la lingua che era caduta indietro,
poi appoggiò l'orecchio sul torace. La fibbia metallica tra le
due coppe del reggiseno, mezza bruciacchiata, gli scottava
sull'orecchio.
Si
sentì morire. Poi disse:
-Non
batte il cuore, non respira, forza! Io faccio il massaggio cardiaco,
tu butti l'aria in bocca! Daiii, cazzo! Cinque massaggi, un respiro,
forza, forza!-
Per
un po' continuarono, invano. La pioggia su di loro infuriava, come
loro.
Ad
un certo punto si fermarono. Si fermarono. Stefano si coprì il viso
con le mani, Andrea si mise a piangere.
Stefano
vide Monica, lì, i lineamenti del viso distesi, pensò a come era
bella, ma non le era servita a niente: insultata dal fulmine, ora
dalla pioggia, nessun rispetto o precedenza per la bellezza.
Poi
si gettò su di lei, urlando:
- Non mi servi a niente così, non mi servi a niente, a niente..-
- Non mi servi a niente così, non mi servi a niente, a niente..-
Cominciò
a tempestarla di pugni, gli altri non reagivano, piangevano e basta.
Dopo
un pugno caduto a metà torace, Monica ebbe un sussulto.
Simone
urlò: - Si è mossa!-
Andrea:
- Guardate, si muove il torace!-
Stefano
le prese il polso, era flebile, ma il battito era ricominciato.
-
Forza! Non possiamo stare qui, prendiamola di peso, andiamo, dai!-
La
presero con delicatezza, una specie di bella addormentata, la
portarono alla barca, la adagiarono sulle reti. Continuava a
respirare. E loro speravano. Speravano e basta.
Tornarono
a Piombino, intanto il temporale se ne era andato, pareva non fosse
mai venuto.
La
mattina dopo, in ospedale, erano lì tutti e quattro - nessuno era
andato a dormire - insieme ai parenti di Monica, amici, conoscenti,
un paio di giornalisti della cronaca locale. Speravano, speravano e
basta.
Un'infermiera
entrò in sala visite, fece un cenno a Stefano, lo fece entrare in
reparto.
Entrò
in quella stanzetta, la mamma di Monica gli sorrise, lo abbracciò, e
si allontanò dalla stanza. Lei aveva una flebo attaccata al braccio,
poi aveva un televisore davanti a lei con delle righe verdi su fondo
nero che saltellavano allegramente.
-
A quanto pare, se sono qui a vedere questo programma palloso, è
merito tuo..-
-
Come stai?-
-
Bene, magari ho perso qualche neurone qua e là, ma i più
antipatici. Ho ripassato mentalmente storia medievale, la so ancora,
e poi mi ricordo di quando ero bambina, e mi ricordo di ieri
pomeriggio quando ti ho tirato uno scappellotto in testa. Ma
non c'era mica bisogno di rendermi la botta con gli interessi. E poi,
sai, ieri pomeriggio ero lì da un po', dietro di voi, e mi ricordo
anche di questo..-
Stefano
era già commosso e arrossì, per giunta.
-
Grazie, Stefano..-
In
quella piccola città, sapete, non c'era un cazzo da fare, e la gente
parlava, e parlò molto di questa storia: del peschereccio, del
fatto se Andrea avesse o meno la patente nautica - cazzo c'entra,
poi? - di quel temporale, di Cerboli e via dicendo.
E
in molti a pensare come avesse fatto Monica a non riportare esiti
permanenti, se fosse stato vero quello che gli altri hanno riportato,
cosa avessero potuto nascondere...la gente è così, a
volte parla semplicemene perché ha la bocca.
E
poi: cosa avesse potuto salvare Monica, se il caso o l'effetto
piezoelettrico del colpo dato in pieno petto. Boh. Qualcuno dice che
sia stato il grande amore di Stefano. Ecco, gente, a me piace
pensarla così. Che il suo amore abbia guarito Monica dalla morte,
almeno per un po' di anni, intendo.
Sissignore,
la penso proprio così.
E
un'altra cosa.
Ogni
tanto vedo Stefano in giro, ripenso a quella storia di qualche anno
fa, e mi viene in mente quel versetto del Talmud che fa: "Chi
salva una vita, salva il mondo intero".