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sabato 11 maggio 2013

La fine di Andreotti


Nel 1991 la rivista satirica "Cuore" lanciò ai suoi lettori la seguente proposta: "Votate le 5 cose per cui vale la pena di vivere". L'iniziativa ebbe un grande successo, e alla fine dell'anno fu pubblicato il risultato conclusivo in un numero speciale che riportava dodici pagine zeppe di desideri, dai primi posti fino a quelli votati addirittura da una sola persona. Migliaia di aspirazioni, progetti, ambizioni, tutti spediti tramite posta; è molto più facile fare un clic e spedire una e-mail oggi, piuttosto che riempire allora un tagliando, imbustarlo, comprare un francobollo e cercare una buca delle lettere. Quindi le persone che parteciparono erano anche molto determinate a farlo. Che cosa si chiedeva al genio della lampada della sinistra italiana degli anni 90? Ebbene, ai primi cinque posti del giudizio universale c'erano: l'amore, gli amici, il sesso, la figa, la fine di Andreotti.
Nulla di strano per i primi quattro, ma il quinto posto era davvero sorprendente. La fine di Andreotti aveva superato la musica, i soldi, viaggiare, la libertà, scopare, la salute.
La fine di Andreotti si è concretizzata politicamente il 6 maggio 2013, ovvero nel giorno della sua morte, tenendo conto del fatto che era senatore a vita. Pensate a coloro che avevano inserito questa "cosa per cui vale la pena di vivere" 22 anni fa: avevano una lista incompleta, ammesso e non concesso che avessero potuto vedere concretizzati gli altri quattro desideri. Alcuni di essi sono morti prima di Andreotti, altri hanno cambiato idea e non esultano. Molti di essi sono ancora vivi e non hanno cambiato idea. Sono in gran parte ultra 50-60-70enni che avranno visto cambiare per diverse volte lo stemma e il nome del loro partito, che avrebbero tristemente visto oggi Andreotti - se Andreotti avesse potuto vivere dell'altro - probabilmente militare nelle file del loro stesso partito. Che avranno fischiato  negli stadi il minuto di silenzio in ricordo di Andreotti.
Credo che la fine di Andreotti, anche se la fine, almeno biologicamente parlando, non si augura mai, fosse, in quel Giudizio Universale, un accanimento derivato da un cocktail di avvenimenti, persone e cose: di un bacio tra Andreotti e Riina, una spruzzata di sospetti sulla morte di Pecorelli, Ambrosoli, Sindona, Calvi, tanto per dirne qualcuno. Insomma, chi spedì quel tagliando nel 1991 non farà oggi salti di gioia. Ma insomma, se ha avuto la salute dalla sua parte e la pazienza di aspettare, è già qualcosa.

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