Mi trovo a camminare in un paese in silenzio.
L'ora è tarda, ma non troppo. Se fosse estate piena, sentiresti le cicale che urlano e sferragliano come una vecchia locomotiva, una colonna sonora festosa, una specie di Buena Vista Social Club, e la luce ti inonderebbe ancora di calore.
Invece non è più estate, non è ancora autunno, e la luce di un lampione prevale sul sole al tramonto; una luce tiepida, discreta come le nocche di una bambina che bussano alla porta.
Mi trovo sommerso da buone sensazioni. Questo lampione è una specie di madeleine che mi rimanda alle scuole elementari, gli anni del boom economico, dell'esplosione demografica che ci costringeva a fare i doppi turni nelle scuole, un mese la mattina e uno il pomeriggio. Erano le cinque e mezzo di sera, un ottobre anni 60, a Piombino, mi vedo a dieci anni con la cartella e il giacchettino blu di ordinanza che stavo tornando a casa a piedi, poca gente per strada, una nebbiolina e un fresco non ancora freddo, ormai non più caldo. La luce del lampione che rischiarava sé stesso e poco altro, regalava ombre sui muri e la mia ombra, che si accorciava e si allungava ad ogni nuova luce.
E oggi, come allora, sento di desiderare questo stato, che la bella estate sarebbe insostenibile se non lasciasse mai il passo a questa nuova dimensione. Che permette di soffermarsi sui chiaroscuri, sulla morbidità dei contorni. Un poco più raccolto, raggomitolato, dimesso.
Una campana sta suonando, sette rintocchi in tutto.
Non voglio altro adesso, solo una buona nostalgia.
L'ora è tarda, ma non troppo. Se fosse estate piena, sentiresti le cicale che urlano e sferragliano come una vecchia locomotiva, una colonna sonora festosa, una specie di Buena Vista Social Club, e la luce ti inonderebbe ancora di calore.
Invece non è più estate, non è ancora autunno, e la luce di un lampione prevale sul sole al tramonto; una luce tiepida, discreta come le nocche di una bambina che bussano alla porta.
Mi trovo sommerso da buone sensazioni. Questo lampione è una specie di madeleine che mi rimanda alle scuole elementari, gli anni del boom economico, dell'esplosione demografica che ci costringeva a fare i doppi turni nelle scuole, un mese la mattina e uno il pomeriggio. Erano le cinque e mezzo di sera, un ottobre anni 60, a Piombino, mi vedo a dieci anni con la cartella e il giacchettino blu di ordinanza che stavo tornando a casa a piedi, poca gente per strada, una nebbiolina e un fresco non ancora freddo, ormai non più caldo. La luce del lampione che rischiarava sé stesso e poco altro, regalava ombre sui muri e la mia ombra, che si accorciava e si allungava ad ogni nuova luce.
E oggi, come allora, sento di desiderare questo stato, che la bella estate sarebbe insostenibile se non lasciasse mai il passo a questa nuova dimensione. Che permette di soffermarsi sui chiaroscuri, sulla morbidità dei contorni. Un poco più raccolto, raggomitolato, dimesso.
Una campana sta suonando, sette rintocchi in tutto.
Non voglio altro adesso, solo una buona nostalgia.