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venerdì 28 maggio 2010

Il diavolo


Il diavolo

Le persone taciturne si dividono in due categorie:
1) quelle che avrebbero un sacco di cose interessanti da dire ma non parlano per riservatezza, oppure non lo fanno per dispensare la loro saggezza nelle occasioni importanti. E quando parlano ti dispiace che lo facciano così di rado.
2) Quelle che non parlano perchè non hanno un cazzo da dire; coloro che, in altre parole, hanno un elettroencefalogramma - da svegli - simile ad un coma di terzo grado. E quando parlano, ti dispiace che abbiano il dono della parola. Sono comunque preferibili alle persone che parlano troppo con lo stesso tipo di encefalogramma.
Sono sempre stato attratto dalle persone taciturne. Non avendo il fiuto per distinguere a naso le persone 1, spesso sono rimasto deluso dal riconoscimento - tardivo, ahimè - di persone 2. E' statisticamente più probabile imbattersi in persone della seconda categoria, e non perchè si facciano vedere di più in giro, no.. semplicemente perchè sono più numerose; un intero esercito di persone 2.
Lui, Roby, era un taciturno del tipo 1. E quando stava in silenzio poteva incantarti in un altro modo: bastava che suonasse la batteria.
Diavolo d'un batterista.
Trascorrevo molto tempo in piedi, lì impalato in quella stanza - eravamo in molti ad assistere alle prove - ad ascoltarlo..suonava per filo e per segno tutto il pezzo "Tank" di Emerson Lake and Palmer; il tastierista era un po' scarso e il bassista non era un virtuoso ma chissenefrega, erano un accettabile contorno per la star.
Roby teneva un comportamento atipico rispetto alla maggior parte dei batteristi, che in genere nei passaggi difficili piegano la testa e assumono un'aria di dolore alla San Sebastiano; lui, invece, se ne stava bello dritto macinando chilometri di ritmo come un treno su vecchie rotaie - quelle che ti facevano sentire tutuntutun - senza sbavature e senza accelerazioni fino alla fine del pezzo. Guardava avanti senza mettere a fuoco alcun oggetto, senza mai guardare la batteria - me ne stupivo perchè colpiva sempre al centro il rullante e gli altri due tamburi - e sul rullante lavorava con tocco rapido e leggero, una specie di volo di colibrì.
In quello sguardo a vuoto c'era un che di inquietante: una specie di smorfia - leggera, senza impegnare troppo i muscoli mimici - accompagnata da un paio di occhi a fanale e relative occhiaie, da un naso prominente e un cespuglio di capelli leonino, da cui partivano ciocche laterali come le corna di un montone. Ricordo che assumeva la stessa smorfia anche da piccolo - capelli un po' più corti, però - mentre si concentrava sul gioco de"L'allegro chirurgo", oppure mentre ritoccava un plastico della Toscana fisica fatto da lui con il Das.
Ce l'aveva anche quel giorno, la smorfia, seduto sullo scalino del bar Pastori con un giaccone a quadri. Pareva che non mi avesse visto.
-Ciao Roby.-
-Ciao.-
-Come vanno le prove? Quando suonate?-
-Boh..-
-Ma ti senti male?-
Il suo sguardo si ravvivò d'un tratto e mi squadrò con attenzione.
-No, no, però..-
Si alzò dallo scalino, si rianimò.
-..però facciamo due passi?-
- Va bene!- Mi uscirono queste due parole con enfasi eccessiva, accompagnate da un gesto di apertura delle mani talmente solenne da sconfinare nel ridicolo.
Ci dirigemmo verso il mare.
Era una fredda giornata autunnale, quasi buio, e non c'era molta gente in giro. Io con la borsa dell'allenamento - correvo tutti i santi giorni, tutti i santi giorni stavo con quella borsa - a tracolla, lui con lo zainetto verde militare con la scritta PEACE e il relativo logo; andava a passi lunghi e rapidi e io arrancavo stando costantemente un metro dietro a lui.
-Ma dove si va?-
-In Piazza Bovio, voglio vedere se c'è il Berto..-
-Ah..-
Il Berto era un tipo sempre vestito di nero - anche il giubbotto di pelle - con viso pallido, un membro onorario della famiglia Addams; mi stava sulle palle anche se lo conoscevo solo di vista.
-E' un tuo amico?-
-Sì.-
Arrivammo in questa piazza che si insinua nel mare, una specie di strada sugli scogli e in fondo, sulla punta del promontorio, un faro. Niente Berto.
Ci sedemmo su una panchina; un vento tagliente di libeccio tirava su mulinelli di polvere, le onde facevano un gran casino. Mollai il borsone per terra, guardai Roby. Poi rivolsi lo sguardo al mare, lui fece altrettanto. Ci arrivavano gli schizzi sul viso, pareva di stare sulla prua di una barca.
Roby cominciò a tormentare una ciocca di capelli.- Cercavo il Berto perchè..perchè mi faccio di "ero" da qualche tempo..-
Cercai di emettere un disinvolto - Ah..- ma mi venne un po' strozzato. Non sapevo che dire, mi venivano in mente cose del tipo:- Ma quanto ti fai? E ti piace? E dove trovi i soldi?-. Per fortuna stetti in silenzio, e di lì a poco Roby - che aveva una gran coda di paglia - sbottò:
- Senti, non metterti a fare la predica, eh?-
Ebbi la conferma che in simili circostanze fosse meglio non fare la predica.
-No, davvero..-
Sentivo, in quel momento, di appartenere alle persone di tipo 2; almeno per un po', intendo.
E così rimanemmo seduti, in silenzio.
Dopo un tempo che mi parve infinito dissi: - Comunque mi fa piacere che tu me l'abbia detto. Non sono cose che si dicono facilmente, credo..-
-No, non si dicono facilmente, no..e comunque volevo dirti che questa cosa qua..la sto gestendo bene..cioè, potrei smettere, se volessi..-
-E..vuoi?-
-No, ora no. Fra un po' di tempo. Tranquillo.-
Intanto il mare si era infuriato, le onde si frangevano con violenza contro gli scogli e gli schizzi presero le dimensioni di secchiate d'acqua. In quel momento prese ad accendersi il faro, proprio sopra di noi. Rividi quella sua smorfia, accentuata dalla luce intermittente. Volevo aggiungere qualcosa, non mi veniva niente.
Si rialzò dalla panchina, si diresse verso un sasso, lo calciò con violenza; il suo cespuglio di capelli prese a svolazzare, la sua testa assunse per un attimo le dimensioni di un deltaplano. Un deltaplano fermo, a terra.
Ritornammo sui nostri passi e all'inizio del corso incontrammo il Berto.
Salutai Roby e mi diressi verso casa. Mi girai un attimo: il Berto, sorridente, aveva appoggiato una mano sulla spalla di Roby. Si incamminarono nuovamente verso il mare.
Sentii freddo, era buio pesto.
Diavolo d'un batterista, pensai.
E cominciai a correre, più forte che potevo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

good. asciutto quanto basta.
stai pulendo molto la tua scrittura. continua cosi. ciao.
cletus.