Nel 2009 feci un viaggio in bici, in Scozia. Al mio ritorno ne scrissi un resoconto a puntate in questo blog e, dopo la terza puntata mi arrivò una mail, ma che non so per quale motivo, non lessi allora. Me la scrisse Fabio, un amico fiorentino e compagno di università, che purtroppo è mancato qualche anno fa. Probabilmente la sua mail era un commento alle righe postate qui sotto, estratte da quella terza puntata.
...Ora si scende con decisione, fino a Kyle of Localsh. E' un paese carino, forse un po' troppo cementificato, che rimane impresso più che altro come il punto di passaggio per l'isola di Skye, molto vicina, tanto che si raggiunge con un ponte a campata unica. Quando stai nel mezzo del ponte, il mare è a un centinaio di metri sotto, le vertigini sono in agguato. Nel momento in cui l'attraverso, un forte vento mugola sui piloni e gli scogli intorno sono costantemente schiumati di onde. Sono adesso sull'isola di Skye, una delle più rinomate isole al mondo....
Posto qui sotto la mail di Fabio. Un abbraccio, ovunque tu sia.
"Caro Toni, leggo sempre con piacere le cronache dei tuoi viaggi.
Questa volta volevo pregarti di diffonderti a raccontare che cosa era
successo sul ponte, ma sinceramente non riuscivo a trovare un modo che
non paresse insolente, o scocciante, o perlomeno strano.
Avevo deciso di lasciare perdere.
Poi mi è venuto in mente.
Te lo racconto io.
Sono le giornate lunghe, che non passano mai.
Ma è strano come non c'entra niente, uno pensa alle giornate lunghe, e
pensa all'estate, pensa al sole, pensa quando alle dieci ancora puoi
ancora leggere un libro, un giornale.
Le giornate lunghe sono d'inverno, quando senti battere il vento,
quando senti fischiare il mare, quando non capisci se ti svegli, se è
giorno o se è notte, tanto è tutto uguale.
Quella è la vera lunghezza, i giorni d'estate passano veloci, se stai
bene. Porta una birra John! Non è ancora finita la mia vecchia, ma mi
piace sapere di poterla finire, e subito attaccare quella nuova.
Lo sai, vero, che il mio vecchio ha lavorato tanto al faro. Erano bei
tempi quelli, tempi strani, i tempi delle guerre, i tempi della Marina.
Passava di tutto nello stretto, ed io stavo con lui al faro, tempo
bello, tempo brutto, estate, inverno.
Quando c'era la scuola stavo sulla terraferma e tornavo a casa il
sabato e la domenica, e d'estate, sempre, al faro. Tanto ci pensava il
vecchio a trovarmi da lavorare. E quando non c'era da lavorare l'isola
era tutta mia, ammesso che fosse bel tempo. Se era brutto tempo dove
volevi andare, stavi al faro. Il faro.
E di notte su non ci andavo, perché si dava noia alla lanterna, e poi
di notte i bambini dovevano dormire.
Erano altri tempi, tempi diversi di ora, ci mancava tutto, ma forse
erano meglio di adesso.
E quando il tempo non era un gran che, mi ritrovavo su di giorno,
nella lanterna, sulla ringhiera, se il vento lo permetteva, a guardare
il mare e le navi che passavano o che non passavano e dov'era il sole
e come girava il vento, e tante volte ci stavo ore e mi addormentavo,
guardavo verso l'orizzonte, sognando, imbambolato, con tutto il creato
dentro agli occhi ed io dentro a tutto il creato.
E mi ricordo, una sera d'estate, che guardavo la Scozia e poi Skye e
poi la Scozia, e poi Skye e non passava nessuno, e giocavo con le
nuvole in cielo e pensavo alle vele nel mare.
E lassù nel cielo, sopra il faro, lassù nel cielo, ti giuro, io ho
visto una bicicletta passare."
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