Alcuni anni fa scrissi la recensione di Madrelingua, di Julio Monteiro Martins. La riporto qui sotto. Julio dallo scorso dicembre non è più tra noi, ma un pezzetto della sua anima alberga nel mio cuore. Ciao Julio, grazie per tutto ciò che mi hai regalato!!!
"...proprio mentre scrivevo queste righe, è morto mio padre. Ho
ricevuto una telefonata dal Brasile la mattina dopo. Lorenzo mi dormiva
accanto, sul lettone, e non si è svegliato. Avevo la sua stessa età, sei
anni, quando sulle sabbie bianchissime della spiaggia di Icaraì
guardavo mio padre che saltava dalla piattaforma più alta di un grande
trampolino di cemento a forma di "v", in mezzo al mare.
Ero sempre circondato da belle ragazze affascinate, che
mi chiedevano quale fosse il nome del mio papà, e lo applaudivano quando
saltava. Ero fiero di lui, di avere un padre così bello e coraggioso.
Con le braccia aperte, la testa alta, guardando dritto innanzi a sé, si
gettava in un salto conosciuto come "l'angelo". Ma io temevo per lui, e
mi angosciavo fino a che non vedevo la sua testa spuntare nuovamente
dall'acqua, ormai vicina alla riva...."
Questo è solo un esempio di ciò che questo libro-contenitore racchiude
in sé: lo scrittore apprende della morte di suo padre, e interrompe la
narrazione, esponendo al lettore la sua perdita e un suo struggente
ricordo d'infanzia. La narrazione del libro è continuamente interrotta.
Già fin dalle prime battute ci si accorge della presenza di un altro
narratore, racchiuso tra parentesi quadre, che commenta con ironia e
disincanto. Queste parentesi sono spiazzanti, quasi fastidiose, finché
non ci si abitua all'idea che oltre al lettore, l'autore, il narratore
nascosto(di cui parla Giulio Mozzi qui),
i personaggi del libro, ci sia anche un'ulteriore presenza: il
narratore, appunto, tra le parentesi quadre. Il narratore tra le
parentesi quadre commenta, e spesso espone i retroscena della
narrazione, ciò che succede dietro le quinte; la trama viene via via
smontata, e dà delle motivazioni di ciò che l'autore stia tentando di
fare. In altre parole, interviene in senso "metaletterario":
la narrazione che parla di sé stessa, la letteratura che parla di
letteratura. Di tanto in tanto, le parentesi quadre compiono dei
percorsi tortuosi, come se il "narratore tra le parentesi quadre" rivendicasse il sacrosanto diritto alla digressione.
Un passo che mi ha molto colpito, anche perché non ne ho mai sentito
parlare, è a pagina 31. Qui è scattata l'attrazione tra due personaggi
del libro, e l'autore, per spiegare la cosa che più piacesse a "lui" di "lei", si trova costretto a tradurre la parola brasiliana "sacanagem": "...Sacanagem
è l'atmosfera complice che si crea tra due persone, silenziosamente, in
cui prevale un'intensa comunicazione di carattere sessuale: una sorta
di energia dell'istinto, del "mondo del basso"..., che irrompe dentro un
rapporto formale, sociale, insipido...per dire che uno spirito lascivo,
lubrico, carico di desiderio sessuale, pieno dell'urgenza di
nascondersi da soli da qualche parte, è comparso e si è affermato senza
parole tra due persone. E'...la figlia prodiga e gioiosa della colpa
cattolica e del politicamente scorretto, la più piacevole delle
trasgressioni...basta che si trovi uno sgabuzzino, una soffitta, un
garage, un cinema quasi vuoto."
Il narratore si concede molte libertà, in questo libro, tra cui anche
il fatto che la narrazione, già di per sè frammentaria, si interrompa
bruscamente, e lascia il lettore sospeso, con la curiosità di sapere
come diavolo andrà a finire.
Comincia una breve appendice, suddivisa in varie voci elencate in ordine
alfabetico(nomi, luoghi, autori) comparse nel libro; tra queste c'è
anche una interessante teoria suffragata da una citazione di Borges("il telefono è il peggior nemico dello scrittore"),
che ipotizza una competizione tra l'energia verbale del contatto orale e
quella della scrittura. In altre parole: se state al telefono con la
vostra cara amica per un'ora di seguito, difficilmente quel giorno
avrete energia per scrivere. La vostra "pulsione narrativa" si sarà
disciolta, le parole a vostra disposizione per quel giorno saranno
terminate. Alla fine dell'appendice, comincia un finale che assomiglia
ai titoli di coda di un film, durante il quale la telecamera va a
pescare i vari protagonisti della storia e attraverso delle sintetiche
immagini, ci racconta che cosa sia successo.
E' anche un libro intertestuale: ci sono continui omaggi e riferimenti a libri e film. Tanto per citarvene uno: "Il Ponte Vecchio, su cui le vecchie case sembrano nidi, si infila come un nastro nero in una seta giallo-sole."(Rilke).
E' un libro breve, novantanove pagine, ma proprio questa intertesualità
può farvi esplodere il libro tra le mani, se avete la voglia di
(ri)vedere e (ri)leggere ed ascoltare i film e i testi e le musiche di
cui Julio parla nel corso del libro. Attraverso questa narrazione così
strana e sperimentale, è come se conoscessimo un amico che ci parla
davanti ad un bicchiere di vino dei suoi gusti artistici, delle sue
delusioni e gioie in amore, della sua vita sociale e politica, della sua
idea di bellezza, del suo disperato tentativo, appunto, di diventare a
pieno titolo un "consumatore di bellezza", come tentano di fare -
azzardo una presunzione - molti lettori che passano da queste parti.
Madrelingua, Julio Monteiro Martins, Besa Editrice.