Librarsi verso carnevale
Un'altra serata di
lettura del gruppo Librarsi, che ha spiccato il volo, in queste
letture, verso il cielo visto dagli occhi di una bambina, fino a
scendere in picchiata verso gli abissi di un tentativo di suicidio,
passando per sorelle immaginarie di amori non sbocciati, boschi e
foreste intrecciate da radici invisibili, donne desiderose di
strappare veli reali e immaginari, e libri antichi e moderni e
librerie fonti di relazioni ed affetti. Insomma, un volo tanto
interessante quanto accidentato e imprevedibile. In attesa di
rivederci presso le Oblate il prossimo quattro marzo in una stanza
tutta per noi, vi riporto qui sotto un breve resoconto dei brani
letti.
Figli di un Bronx
minore, di Peppe Lanzetta, letto da Stefano. Il motivo conduttore
di tutto il libro è la crisi economica: come questa entra nelle
case, come lavora ai fianchi delle persone più deboli. Ognuno di
questi racconti è un pugno allo stomaco. Ci figuriamo questa crisi
tutti i giorni attraverso i notiziari, ma trovarla scritta, vederla
nella storia di una famiglia la rende molto vivida e reale. Di tanto
in tanto ci illudiamo che sia una realtà che non ci appartiene,
purtroppo è accanto a noi.
Il veleno
dell'oleandro, di Simonetta Agnello Hornby, letto da Cristina.
Questo è l'unico capitolo del libro che non parla di bassi
sentimenti(avarizia, lussuria, invidia), quindi queste pagine sono
per il lettore una boccata di ossigeno. I tre protagonisti stanno
raccontando una vicenda orribile, e improvvisamente sboccia questo
sentimento bello, nato dal ricordo della mamma. Le azioni che hai
imparato da bambina, e quando le rifai, anche se adulta, ritorni
bambina. Il gusto di riuscire a fare qualcosa che ti rende grande, il
bello delle piccole cose. Vedere i cambiamenti del cielo, di giorno
in giorno, è una delle esperienze più emozionanti per un uomo;
quando ti viene privata la libertà, non vedi più il cielo. Per
finire, c'è un simpatico elenco delle cose che danno felicità.
Troppa felicità, di
Alice Munro, letto da Antonio. Nel racconto "Legna" si
procede in parallelo tra un rapporto conflittuale di due persone,
marito e moglie, e tra la storia e le caratteristiche e le relazioni
che legano un albero agli alberi vicini. Legami invisibili che
trasformano le relazioni: si passa dall'albero al bosco, alla
foresta, un nome solenne e non completamente comprensibile, come
spesso sono le relazioni umane.
Due punti, di Wislawa
Szymborska, una poesia letta da Francesca D, che riporto qui di
seguito: C’è mancato poco che mia madre sposasse il signor
Zbigniew B. di Zduńska Wola. E se mai fosse nata una figlia - non
sarei stata io. Forse una dotata di più memoria per volti e nomi, e
melodie udite una volta soltanto. Infallibile nel riconoscere un
uccello. Con voti eccellenti in chimica e fisica, e più scarsi in
polacco, ma che di nascosto avrebbe scritto poesie subito molto più
interessanti delle mie. C’è mancato poco che mio padre intanto
sposasse la signorina Jadwiga R. di Zakopane. E se mai fosse nata una
figlia - non sarei stata io. Forse una più ostinata ad averla vinta.
Una che salterebbe senza paura nell’acqua profonda. Propensa a
subire le emozioni della folla. Vista di continuo in più luoghi
contemporaneamente, ma di rado su un libro, molto spesso in cortile a
giocare a pallone insieme ai ragazzini. Forse si sarebbero incontrate
nella stessa scuola e nella stessa classe. Ma senza fare coppia,
nessuna parentela, e nella foto di gruppo ben distanti. Ragazzine,
mettetevi qui - avrebbe detto il fotografo - quelle più basse
davanti, quelle più alte dietro. E al mio segnale fate un bel
sorriso. Ma prima contatevi, ci siete tutte? -Sì, signore, tutte. La
poesia ha più aria di un racconto, ma le immagini sono fortemente
evocative e poetiche. C'è la suggestiva idea delle altre vite che
sarebbero state generate se i genitori avessero sposato altri, una
sorta di "Sliding doors". L'immagine del fotografo che
ritrae lei e le ipotesi di lei, ci sono proprio tutte. Ma non c'è
nessun tono di rimpianto o di invidia nell'immaginare le altre
immagini di lei.
Leggere Lolita a
Teheran, di Azar Nafisi, letto da Francesca C. Nell'occidente le
donne non hanno un velo, un chador, però possiedono una immagine di
convenienza che mostrano costantemente agli altri. Quando cade questo
velo, viene fuori un'immagine forse più imbarazzante, ma sicuramente
più colorata, più gioiosa. Le donne di Teheran, nel brano in
questione, si tolgono tutte insieme i veli in quella casa, e si
prestano ad un precario carnevale, sì fortemente catartico, ma
limitato per spazio e tempo. Si ha, inotre, la sensazione che
l'autrice non abbia potuto fare con queste donne tutto ciò che
avrebbe voluto fare.
La tredicesima
storia, di Diane Setterfield, letto da Luca. Il brano inizia
parlando degli aspetti pratici del lavoro di un antiquario, poi si
concentra sull'importanza della libreria e dei libri. Un libro
immerso dentro il libro, che è diventato l'alter ego della
protagonista. La protagonista si relaziona con il padre attraverso le
pagine stampate, che sono il punto di scambio dei loro affetti.
Questo rapporto trova una sorta di redenzione e di liberazione nella
loro libreria, ritenuta una scelta di sicurezza, un baluardo della
loro famiglia, insomma il loro rifugio.
Arrivederci al quattro
marzo alle Oblate!