Ho cercato spesso di capire cosa sia per me la bellezza tradotta in musica. Ho cercato di ascoltare i generi musicali più disparati, e incanalare il mio ascolto attraverso dotti suggerimenti, seguendo la storia della musica, dai canti gregoriani ad oggi, e proseguendo per folkpoprockbluesjazz. Talvolta mi sono soffermato sulle sequenze armoniche, cercando la pietra filosofale, la sequenza che mette tutti d'accordo: una vana ricerca.
Parallelamente a questo affascinante viaggio, ho un mio personalissimo strumento di piacere: il brivido.
Può infatti accadere che mentre ascolto musica, io senta tutti i capelli contrarsi, e tutti i peli del mio corpo intirizzirsi; e che in quel preciso istante io venga attraversato da un'onda di benessere. Il mio brivido non è acculturato, non conosce destra o sinistra, impegno o disimpegno: è incolto e inconsapevole, talvolta tanto imbarazzante quanto piacevole, e non può essere richiamato a comando. Il brivido arriva quando vuole, e quando arriva è imperioso, immediato e piacevolmente totalizzante. Per i miei quattro lettori, esporrò in tutta sincerità almeno 10 occasioni musicali in cui il brivido mi arriva più frequentemente.
Bring on the night, di Sting. Il brivido mi dura per tutto l'assolo di piano di Kenny Kirkland
Tutta n'ata storia, di Pino Daniele. Qui l'emozione è forte durante l'introduzione, poi ripetuta verso la fine. Una sequenza di accordi semplice con una nota di organo tenuta fissa.
Mary j. Blige e U2 in One. La voce, la voce di Mary, verso la fine della canzone.
Il quarto movimento della nona sinfonia di Beethoven. Un brivido continuo, in particolare quando verso la fine le voci si rincorrono.
Il secondo movimento della settima sinfonia di Beethoven. Il brivido arriva lento, ma inesorabile.
Oye como va, Santana. Qui mi si rizzano i capelli durante l'improvvisazione con l'organo Hammond.
Time after time, cover di Tuck e Patty. Una voce profonda quanto il Mississippi e una chitarra che fa per due.
Fuori, di Irene Grandi I miei brividi vincono sui miei pregiudizi, lo ammetto: una voce graffiante e un testo catartico(o artico: l'ho canticchiata in una strada deserta vicino a Capo Nord, da solo, in bicicletta ).
Enjoy the silence, Depeche Mode. Non so perchè, ma immediatamente prima del ritornello mi piglia il brivido.
La pioggia di marzo, Mina. La potenza poetica del catalogo, insieme ad una semplice sequenza armonica tanto ipnotica quanto suggestiva. Tutto un brivido.
Ce ne sarebbero altri, ma mi fermo qui, prima che tutti 'sti brividi mi facciano venire il raffreddore.
Buon ascolto