E' il 18 agosto e sto faticosamente salendo con la bici verso i 2188 metri del valico del Piccolo San Bernardo. Da un'auto che percorre la direzione opposta alla mia, una donna si sporge dal finestrino, e mi urla: "Ma ti pagano?". La voce è impregnata di sarcasmo, dentro l'auto ci sono altri passeggeri che sghignazzano.
L'auto è già lontana, io continuo per la mia strada. No, cara signora, non mi paga nessuno. Anzi, devo pagare per una settimana di alberghi e cene, possibilmente a buon mercato. Pago per fare fatica, secondo la signora. Tanti anni fa lessi una storiella, questa:
«Un
viandante cammina per una strada assolata, finché giunge nei pressi di
un cantiere, ove tre scalpellini lavoravano sotto il sole cocente.
Si avvicina al primo di essi e gli chiede: “Cosa stai facendo?”
E quello: “Non lo vedi? Sto sudando!” e il suo sguardo era torvo e il suo volto affaticato.
Si avvicina al successivo scalpellino, gli rivolge la stessa domanda: “Cosa stai facendo?”
E quello: “Non lo vedi? Mi sto guadagnando il pane!” e il suo sguardo era spento e il suo volto rassegnato.
Il viandante prosegue e ripete al terzo scalpellino la domanda: “Cosa stai facendo?” E quello: “Ma come, non lo vedi?” Stiamo costruendo una cattedrale!” e i
suoi occhi brillavano di soddisfazione e sul suo volto non vi era
traccia di fatica.»
In una settimana in cui percorro 625 chilometri con dislivello altimetrico complessivo di 11.000 metri, so bene, cara signora, che perdo molti litri di sudore, che mi imbatto in qualche strada molto trafficata, che corro qualche rischio.
Ma anch'io sto costruendo una cattedrale: la mia cattedrale è fatta di cieli limpidi, di monti aguzzi, di ghiacciai a portata di mano, di case tappezzate di fiori sui balconi e tetti in ardesia, di sole e pioggia, di vento, dei sorrisi di molte persone che ho incontrato, del mio respiro, dell'odore della montagna, di un sorso di acqua bevuto direttamente da un ruscello a 1500 metri, di una cioccolata calda dopo una salita(la più buona che abbia mai bevuto), di un tornante con cambio improvviso di panorama, del silenzio di una strada deserta, di un'aquila che si avvita nell'aria, di una lunga discesa e anche delle orecchie che si tappano, della possibilità di pensare e pensare e pensare mentre non devo pensare di muovere le mie gambe, della gioia di un pasto caldo sul far della sera, della morbidezza di un letto, e di molto altro ancora.
Il sudore e la fatica e i soldi non sono niente, in confronto a questa cattedrale.
Riparlerò nelle prossime settimane di questo viaggio, giorno per giorno. Intanto volevo condividere con voi la mia gioia.
Di esserci, qui ed ora.