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mercoledì 10 ottobre 2012

Eroica 2012 - beati gli ultimi...

Che cosa ci faccio in un bosco nel Chianti, di notte, in una domenica autunnale, in compagnia di  uno svizzero ed un campigliese(di Campiglia M.ma)? Vi prego di non giungere a conclusioni affrettate, anche se non è facile rispondere a questa domanda.
Il fatto è, cominciando a fare un po' di luce sulla questione, che anche quest'anno ho partecipato all'Eroica, ormai il terzo anno consecutivo, sempre sulla distanza di 205 chilometri. Pensavo di non farla, visto che in poche ore dall'apertura delle iscrizioni nel lontano marzo 2012, era stato raggiunto il limite massimo dei partecipanti. Ma ad agosto si erano riaperte ad un prezzo impossibile(130€ per altri 100 iscritti), e cadendo in tentazione per l'amore che nutro per questa manifestazione e facendo un mutuo mi sono iscritto, sperando che, come si legge nel sito, questi soldi vadano effettivamente a finire per una giusta causa umanitaria. L'amico Carlo si è unito a me in quest'impresa, pur non essendo iscritto. Lui è un duro e puro, quindi si è portato tutto il mangiare in uno zaino senza assaggiare, non avendone titolo, nemmeno un pezzetto di mela dei fantastici ristori in cui io ho divorato di tutto, fatta eccezione per gli ovetti freschi che non digerisco.
Verso le sette e un quarto di sera, dopo aver percorso 189 chilometri(ne mancavano 16 alla fine), io e Carlo ci troviamo dentro un bosco prima di Radda in Chianti, quando sentiamo il classico scoppio di una camera d'aria. Non sono le mie ruote, nemmeno quelle di Carlo: è la ruota della bici di un bergamasco. Ci fermiamo a dargli una mano, si ferma anche un altro ciclista di Campiglia. Prima tenta con la schiuma, per due volte, ma il buco è troppo grande. Viene smontata la ruota, è un tubolare, sostituita la camera d'aria, e dopo un paio di tentativi a vuoto Carlo riesce a infilare il labbro del tubolare(non abbiamo colla) dentro il cerchione. Si riparte alle sette e quarantacinque. La sosta mi ha raffreddato i muscoli, l'inizio è un po' penoso, dopo pochi minuti sto bene. Nel frattempo arriva il camion "spazzino" che aveva qualche bici sul pianale, e ci chiede se vogliamo salire a bordo, visto che siamo gli ultimi. Decliniamo gentilmente l'offerta, e continuiamo a pedalare.
Si esce dal bosco e c'è la salita per Radda in Chianti su asfalto. Il bergamasco va in crisi.
"Non possiamo lasciarlo solo" mi dice Carlo.
"No, però...io voglio arrivare prima possibile, ho fame, freddo, sonno, voglio fare una doccia..." faccio io.
"Va bene" risponde Carlo "ci sto io con lui. Ci si vede al traguardo."
Io e il campigliese ci allontaniamo, mentre Carlo fa dietrofront per fare assistenza al bergamasco, accompagnandolo passo passo fino all'arrivo.
Dopo Radda in Chianti, altra deviazione nel bosco, verso Vertine, a sei sette chilometri da Gaiole, e lì vediamo una sagoma al buio. Uno svizzero che sta lentamente pedalando nella completa oscurità, rischio di facile preda per famelici mammiferi predatori o di cadere in qualche fosso. Ci spiega che si è rotto il suo fanale. Lo accompagniamo come la scorta, uno davanti e uno dietro. Lo svizzero non fa che ripetere "Grascie ciante, grascie, grascie..."Ma non si studia anche l'italiano in Svizzera?"
Le ultime curve, le luci del paese. Applausi all'arrivo "Beati gli ultimi!" "Bravi!"
All'arrivo, alle nove meno dieci, ci sono insieme lo svizzero, il lucchese(d'adozione) e il campigliese, come nelle barzellette.
"Aspettate, ci sono ancora due che devono arrivare!", avverto io.
"Va bene, li aspettiamo." risponde un tipo sorridente.
Le nove e un quarto. Arriva il mio amico Carlo,. ed il bergamasco duramente provato ma felice, che dice a Carlo: "Io sono maglia nera, tu sei maglia d'oro!"
Insomma, un'eroica da veri eroici. Sì, beati gli ultimi.

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