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mercoledì 3 marzo 2010

Acciaio, di Silvia Avallone. Piombino o Macondo?



La mia risposta alla singolare domanda l'ho inserita in Bottega di Lettura. Comunque ve la riporto anche qui sotto.

Il libro in questione parla dell'amicizia di due ragazze adolescenti, sullo sfondo di una realtà sociale raggomitolata su sé stessa, in piena crisi occupazionale. E di acciaio, acciaio immerso in una piccola città ai bordi del mondo, una specie di Macondo. E' Piombino questa piccola città? Così sembra. C'è scritto nel libro.
Ma io non la riconosco, pur avendo vissuto a Piombino per 26 anni e tornandoci un giorno alla settimana per lavoro.
Non parlo della voluta finzione narrativa di spostare dei lunghissimi e sgraziati edifici popolari - soprannominati "lombriconi" - di qualche centinaio di metri per posizionarli davanti al mare, un particolare utile alla narrazione; né sto discutendo della strategia di cambiare il nome della via in cui tali edifici si trovano(via Salivoli è stata battezzata via Stalingrado, nome più evocativo), no.
Parlo di molto altro.
E' come se si sostenesse una tesi, una tesi per certi versi condivisibile: la crisi occupazionale, la perdita del potere d'acquisto salariale, la mancanza di una sufficiente manutenzione nello stabilimento, i troppi incidenti mortali sul lavoro, si agitano sullo sfondo di questo romanzo, ed è bene parlare di queste cose. Ma l'impressione che ho avuto è che l'autrice si sforzi di avvalorare questa tesi attraverso ogni singola parola di cui si scrive nel libro. Alla fine la parola d'ordine di Piombino, per quanto possiamo leggere, è il degrado. A tutti i livelli.
"Dopo quarant'anni tutto era cambiato: c'erano l'euro, la tv a pagamento, i navigatori satellitari, e non c'erano più né la DC né il PC. Era tutta un'altra vita adesso, nel 2001."(pag.17). D'accordo.
E più giù si scrive:"...la sabbia si mescolava alla ruggine e alle immondizie, in mezzo ci passavano gli scarichi, e ci andavano soltanto i delinquenti e i poveri cristi delle case popolari. Cumuli e cumuli di alghe che nessuno dal comune dava l'ordine di rimuovere."
"La spiaggia era infestata di bambini e famiglie grasse...C'erano resti di lasagne dentro teglie di alluminio, e altre scorie come torsoli di mela buttati sulla sabbia(pag.321)."
Di tutto ciò che l'autrice ha scritto della spiaggia di Salivoli, non c'è niente di vero; basta guardare, in estate, in una sera qualsiasi una spiaggia qualsiasi del promontorio - anche Salivoli, sì - per constatare che quasi tutte le famiglie e anche i ragazzi lasciano l'arenile sostanzialmente pulito, li vedi andar via con i sacchetti in mano che depositano nel bidone. Niente scarichi, un depuratore funzionante e l'Arpat che da anni e anni in quella spiaggia registra acque pulite. Mi domando a cosa serva tutto questo calcare la mano.
"Cosa significa crescere in un complesso di quattro casermoni, da cui piovono pezzi di balcone e di amianto, in un cortile dove i bambini giocano accanto a ragazzi che spacciano e vecchie che puzzano? Che genere di visione del mondo ti fai, in un posto dove è normale non andare in vacanza, non sapere niente del mondo, non sfogliare il giornale, non leggere i libri, e va bene così?"(pag.32) La voce narrante che si insinua tra l'autrice e, in questo caso, tra le due amiche adolescenti, è invadente, infarcita di giudizi che appesantiscono la narrazione stessa(i giornali, i libri, le vacanze, questi perfetti sconosciuti che sanno tanto di illazioni). Tra l'altro immagino che di amianto, a Piombino, se ne possa purtroppo reperire in abbondanza nell'area industriale dismessa, ma dubito che se ne possa trovare oggi un solo grammo in quei casermoni popolari.
"E non si capiva perché questi genitori dovessero incazzarsi in continuazione: in fondo quei ragazzini stavano solo giocando a guardia e ladri per le scale(pag.34)."Continua l'invadenza della voce narrante, stavolta slegata da qualsiasi personaggio del libro. Questo stupirsi di qualsiasi cosa avvenga tra le mura domestiche nel comprensorio di Piombino.
"Sandra ebbe un moto di rabbia. Lo sapeva anche lei che andava così, che le donne si fanno ammazzare dai mariti e nessuno dice niente. Perché è vero che siamo in Italia, ma è un paese di merda(pag.183)." Ecco la voce narrante che soccorre la storia, raccontando e giudicando. Limitarsi a mostrare un mondo sarebbe molto più efficace, a mio avviso, che volerlo spiegare con dei giudizi perentori.
"Se sua madre fosse andata in Questura, anziché dal medico di base...Ma Satta, il dottore, non era deputato a risolvere i problemi delle famiglie...(pag.216)" E non se ne esce: anche i medici di famiglia a Piombino sono, a quanto pare, più insensibili e miopi rispetto al resto d'Italia; anche di fronte alle percosse. Nella narrazione le percosse sono chiare, evidenti, e una delle protagoniste si imbatte in un medico che non sa fare il suo dovere(forse dei segni più sfumati, meno lampanti, sarebbero stati più credibili per alimentare il dubbio sulla eventuale denuncia da parte del medico, e altrettanto efficaci per la narrazione).
"I vecchi parlavano di donne ucraine....Nessuno ascoltava nessuno, se non c'erano di mezzo sesso e soldi(pag.224)." "Alla gente non gliene fotteva assolutamente di quel che succedeva in America(pag.226)". Viene fuori un mondo insensibile perfino alla diretta dell'undici settembre 2001, una delle tragedie planetarie che più di ogni altra ha tenuto la gente incollata alla tv. La classe operaia che non va in Paradiso.
"...la notte di Capodanno...Una lavatrice scaraventata in cortile, una decina di feriti al pronto soccorso e un bambino senza una mano(pag.256)." Un bambino senza una mano, una lavatrice buttata giù, mai visto né sentito a Piombino una cosa del genere, almeno dagli anni settanta ad oggi.
"...Scendeva le scale a precipizio, schivava una bambina accucciata a fare pipì...".Ho vissuto in un condominio di case popolari a Piombino, mai viste in vent'anni bambine a fare pipì per le scale. Fortuna, forse.

Da segnalare un paio di problemini con i complementi di termine.
"Non gli[le sarebbe stato più appropriato, visto che è Anna di cui si parla ndr] veniva più da ridere se si spogliavano(pag.69)."
"Fino a quando non gli veniva fame, allora si pigiavano urlando nello stambugio della friggitoria." Non veniva loro fame, visto che il complemento di termine qui è plurale, sarebbe più appropriato.

"Di fronte, a quattro chilometri, le spiagge bianche dell'Elba rilucevano come un paradiso impossibile(pag.17)."
"Basta un traghetto, eppure non ci sono mai andata, non l'ho mai vista. Soltanto quattro chilometri(pag.52)." La distanza minima tra Piombino e l'Elba è di 10 chilometri.
"Imboccava la statale che fiancheggiava per dieci chilometri il perimetro della fabbrica(pag.211)."
I chilometri sono più o meno quattro e la statale è una provinciale.
"Francesca non se ne perdeva una di vetrine: e Replay, e Rinascente, e Benetton, e pure il Semaforo Rosso che vende roba da vecchie(pag.270)." La Rinascente a Piombino non c'è mai stata.
"Quando arrivarono all'incrocio con Villa Marina, si fermarono al semaforo dentro un nido di silenzio cristallino. Aspettarono che il rosso diventasse verde(pag.300)." Nell'incrocio con Villa Marina non c'è mai stato alcun semaforo.
Niente di male in tutto questo , ma se, ad esempio, si parla in un altro passo del libro della gioielleria Scognamiglio, che solo a Piombino esiste, si richiederebbe altrettanta cura nella descrizione dei luoghi e negozi. Oppure ci inventiamo Macondo.
Per concludere aggiungo una mia impressione, come tale del tutto soggettiva: gli operai a Piombino hanno perso con il passare degli anni in credibilità, in salario, in iniziativa personale, in identità politica. Ma ciò che non passa sufficientemente, a mio avviso, da questa narrazione, è la persistenza in loro di una grande umanità e una dignità tuttora esistente: il degrado non ha fatto breccia nelle loro coscienze. Forse tutto questo cozzerebbe con la tesi di partenza, meglio non scriverne.
Non sarebbe funzionale, per dirla alla Cechov.

6 commenti:

Bandini ha detto...

Grazie per questo post, Toni. Mi è piaciuta molto la tua analisi puntale. Io non ho letto il libro, ma mi hai dato esattamente tutte le coordinate di cui ho bisogno per decidere se un libro può piacermi o no. E questo direi che non mi piacerebbe proprio.

Tonilamalfa ha detto...

Grazie a te, Bandini.

lussi ha detto...

...sarà perché sono di Biella, e ho letto il libro come si legge un qualsiasi romanzo e non una tesi di laurea o un'analisi accurata di un'esperienza di ricerca antropologica sula realtà della periferia di Piombino. Si narra di vita che si può riconoscere nelle periferie delle città industriali post 2000, in qualsiasi città, credo anche europea, magari con un po' di mare... ma potrebbe bastare una piscina comunale o un torrente di montagna...

Tonilamalfa ha detto...

Anch'io ho letto il libro come si legge un qualsiasi romanzo. Come di solito leggo un libro. Arrivo all'ultima pagina e posso pensare: 1)il libro mi è piaciuto, 2)non mi è piaciuto, 3)mi è piaciuto in parte, 4)non so. Barrare una sola casella. Propendo per la seconda ipotesi, in questo caso. Da qualche anno scrivo delle impressioni di lettura in un blog multiautore. Se ognuno di noi scrivesse 1, 2, 3 o 4 sarebbe un po' riduttivo. E allora sfoglio il libro a ritroso e rivedo i punti evidenziati che mi sembravano degni di nota, nel bene o nel male. Nella fattispecie, oltre ad una Piombino incoerente su vari livelli di lettura, ho anche evidenziato una voce narrante troppo invadente - a mio avviso - dei personaggi improbabili che si muovono a senso unico e un mondo degradato senza il minimo spiraglio di una via d'uscita. Tutto questo, probabilmente, lo segnalerei anche se fossi di Biella.
Grazie, Lussi, per essere passata di qui.

B. ha detto...

Ho letto Acciao la scorsa estate e l’ho trovato decisamente poco interessante.
Ho apprezzato la volontà dell’autrice di descrivere un sentimento di amicizia tra adolescenti ma la semplicità dello stile, la caratterizzazione forzata dei personaggi, la banalità delle scelte narrative e l’eccessiva stereotipizzazione del contesto sociale in cui si svolge la storia mi hanno lasciato quasi amareggiata.
Sono di Orbetello (GR) e fino ad oggi sono stata a Piombino solo per imbarcarmi sul traghetto per l’Isola del Giglio tuttavia propendo per la conclusione numero 2).
E’ passato un anno ed ancora mi chiedo come abbia fatto a classificarsi seconda al Premio Strega 2010 superando di moltissimi voti Paolo Sorrentino con il suo “Hanno tutti ragione”…

Tonilamalfa ha detto...

D'accordo con te, Barbara. Barro anch'io la casella numero 2.