Lo scorso sabato pomeriggio ho assistito, per puro caso oserei dire, alla presentazione di un libro di una scrittrice che avevo conosciuto una quindicina di anni fa, con cui avevo collaborato ad una avventura editoriale nominata Vibrisselibri, insieme ad altri scrittori e lettori invitati da Giulio Mozzi. Era il tempo dei blog, ormai obsoleti come quello in cui sto scrivendo adesso; l'avventura Vibrisselibri è poi naufragata, ma probabilmente ha avuto un senso parteciparvi. Nella stessa sera ho visto il film "Fuori", dedicato alla vita di Goliarda Sapienza, scrittrice di grande successo, ma solo dopo la sua morte. Tutto questo passato e presente mi hanno velleitariamente risvegliato le mie pulsioni alla scrittura, alle parole che scorrono una dopo l'altra, che vanno imbrigliate e ordinate in una stretta riga. Quelle parole che mia madre ha inciso su carta per una vita intera, quelle che ho tentato di stendere in qualche libro sconosciuto, quelle che mia figlia sta attualmente tentando di incanalare in struttura poetica originale, quelle che leggo o ascolto dal serbatoio delle grandi storie dei grandi e piccoli scrittori. Lo scorso sabato ho avvertito una tensione, un moto a luogo verso simili esperienze creative, un desiderio di rituffarmi in un gioioso e faticoso capitolo della mia vita. Ma tutto questo è troppo poco, velleitario appunto, insufficiente per ritrovare energie creative che covano in qualche angolo della mia esistenza. Prendo comunque atto di questo piccolo brivido, è stato bello.
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