Giulio Mozzi sta raccogliendo ricordi d'infanzia per scrivere un libro. Qui sotto riporto il mio ricordo che gli ho inviato.
Non voglio andare dalla nonna
Milazzo, settembre 1968, ho sette anni. Sono al “Lido Azzurro”, lo stabilimento balneare di mio zio.
Arriva mio padre e annuncia: “Oggi pomeriggio dovremo andare via un po' prima, verso le cinque e mezzo. Dobbiamo andare a mangiare dalla nonna.”
Appena mio padre si allontana con mia madre per fare due passi, mio fratello e le mie sorelle cominciano a sbuffare, e anch'io.
“Dalla nonna, che palle.”, dice Mimmo, mio fratello.
“Vorrei poter rimanere qui”dice Patrizia, mia sorella.
“Anch'io.” aggiunge Gabriella, mia sorella.
Mi viene un'idea. Verso le cinque e un quarto esco dal lido, c'è una fila di alberi e molte macchine parcheggiate. Mi piazzo dietro una macchina in sosta, mi siedo. Verso un quarto alle sei sento, all'interno del lido, la voce della mia mamma che mi chiama. Poi un'altra voce, quella di Mimmo, poi le voci delle mie sorelle, i miei cugini, il mio zio. Ad un certo punto nessuno più chiacchiera, ma si sente solo il mio nome, ripetuto, urlato da molti bagnanti. Io rido per così tante attenzioni, e me ne sto dietro la macchina. Poi la voce di un altoparlante che invita tutti a cercarmi. E' bellissimo.
Dopo un tempo lunghissimo – comincia ad imbrunire – penso: “Ormai è tardi, dalla nonna non ci andremo più.” Decido di uscire dal nascondiglio. Entrando, tutti si girano verso di me.
“Era uno scherzo, era uno scherzo!!”, mi metto a canticchiare.
Arriva il mio babbo con la faccia scura, che mi dà tantissime manate sul culo. Io piango.
E poi andiamo dalla nonna.