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domenica 31 marzo 2013

giovedì 21 marzo 2013

Alle Oblate il gruppo Librarsi continua a leggere

5 marzo 2012, biblioteca delle Oblate. Una serata piacevole, come sempre. Brani che parlano di vita: nascita, feste, e soprattutto di amori che finiscono, amori che sbocciano, amori inespressi. La primavera sta arrivando.

“Sottosopra”, di Milena Agus, letto da Donatella. Che ha portato questo brano per due frasi contenute nel testo: “...Io sono allegro e sereno perché il mondo lo abito come posso” “...Quello era il lato tragico della vita. Adesso sei già sull'altro lato.”   Nel brano in questione si parla di un equivoco, un sogno d'amore svaporato all'improvviso.

  “Leonardo e il mistero del salone dei cinquecento” di Gianni Stecchi, letto da Stefano. Una scrittura abbastanza piatta e monotona. Il contenuto del testo è stereotipato, nessun guizzo, nessuna sorpresa.

“Il grande Gatsby” di Scott Fitzgerald, letto da Marco. Una festa. A Marco incuriosisce il peculiare modo di scrivere americano: così come in un certo tipo di festa, anche la scrittura salta di palo in frasca, ma con grande efficacia e in modo particolarmente brillante. Forse questo brano, scritto da un europeo, risulterebbe ridicolo.

Le pont Mirabeau, di Guillaime Apollinaire, letto da Jean. Il ponte che si crea tra le braccia di due amanti e la vita che scorre sotto,, l'amore che finisce. Il poeta contrappone a tutto ciò la sua vitalità, che ripete alla fine di ogni strofa: “...i giorni vanno, io non ancora.”

Natalia Ginzburg, Le voci della sera, letto da Cristina. Un piccolo paese, le sue nevrosi, le convenzioni a cui si deve sottostare, pena l'esclusione dalla vita sociale, dalla possibilità di trovare un buon fidanzato.

Isabelle Allende, La casa degli spiriti, letto da Toni. Nel brano in questione si affronta una nascita e il parto con due tipi di registri: quello magico, caricato di astrologia e tradizioni di famiglia, e la effettiva descrizione di un parto in casa difficile, con tutti i movimenti dei vari personaggi.

Il prossimo incontro si terrà martedì 2 aprile, alle 21,30, sempre alle Oblate. A primavera iniziata.
A rileggervi

domenica 17 marzo 2013

Undici e quarantotto


Undici e quarantotto


Ciao cara Anna, non preoccuparti per noi. E' proprio come ho risposto ieri al tuo sms. Io e Silvia stiamo bene. E la mamma pure. Fabrizio, anche. Stiamo tutti bene, stai tranquilla. L 'altro ieri sera Silvia era rimasta a cena a casa nostra. La mamma aveva mangiato solo un brodino e verdure lesse, poi se ne era andata a letto. Io e Silvia ci eravamo preparate spaghetti alle vongole, poi cocomero a volontà. Silvia era allegra, in vena di confidenze, si lamentava in modo bonario di Fabrizio, di come si addormenta sul divano, e del fatto che non ha mai voglia di uscire, nemmeno in serate afose come queste.
Dopo cena stavamo sul terrazzo, poi Silvia ha voluto vedere un quadro che avevo esposto a Camaiore, tante onde di libeccio che si frangono sugli scogli, perfino sulla cornice del quadro. Ne abbiamo parlato un po', anche Silvia ama dipingere. Si erano fatte le undici, e io stavo pensando alla successiva giornata di lavoro. "Silvia, io faccio la doccia, domani mi devo alzare presto, tu che fai?" Lei non ha battuto ciglio. Mi ha seguito in bagno, quella sera era un gioioso diluvio di parole, io ho fatto la doccia, poi mi sono messa l'accappatoio e ho iniziato ad asciugarmi i capelli. Silvia a quel punto ha deciso di tornare a casa, forse il rumore del fon le stava rovinando l'incanto.
Ora seguimi bene, Anna. Undici e trentacinque.
Silvia parte col motorino, le sorrido dal terrazzo. Torno in bagno. Prima di completare i capelli, decido di lavarmi i denti, poi il filo interdentale. Sento un boato, come il colpo finale di una serie di fuochi d'artificio. Poi altri scoppi. Devono essere fuochi, sì, è estate, è normale. Forse in qualche posto vicino festeggiano san Pietro e Paolo. Non a Viareggio, penso. Forse a Lido. Riprendo il fon in mano. Suona il telefono, quello di casa. Strano. Gli amici mi chiamano al cellulare, forse è Giulio, il fratellone che sta a Massa, quello senza orari.
"Pronto."
"Lina, sono io! Sono Silvia! Stiamo bene, ma è un casino, c'è fumo, puzza di gas, fuoco..."
"Silvia, dove sei? Che è successo?"
"Sono a casa! Ci sono fiamme qui vicino! Noi scappiamo..."
"Dove? Dove?"
"Torre Matilda, ciao tututu"
"Silvia!"
Mi infilo una maglietta e pantaloni, parto in ciabatte e capelli bagnati. Sto piangendo, ho paura. Mi avvicino alla stazione, vedo fiamme alte. Arrivo sgommando in cinque minuti al parcheggio di Torre Matilda. Vedo gente che urla e si dispera, non vedo Silvia, mi tremano le gambe. Silvia mi abbraccia da dietro.
"Lina!" mi urla. Ci teniamo strette per due minuti buoni, dietro i miei occhiali rigati di lacrime pian piano riconosco Fabrizio. Ha un paio di boxer e una canottiera. Silvia è in mutande e maglietta. Dopo la gioia di esserci ritrovati, ci guardiamo intorno. Gente scappata, sconvolta, qualcuno sdraiato sull'aiola in preda a malore. Forse una bombola di gas, forse una macchina, forse una casa. Arrivano due ragazzi con lo scooter.
"Ha deragliato un treno che portava gas, ci sono via Burlamacchi e via Ponchielli con case e auto che bruciano! E anche la passerella sulla ferrovia!" Hanno le guance arrossate, dal telefono cellulare fanno vedere un filmato a un amico. Le fiamme si vedono anche da qui, dalla torre Matilda, a cinquecento metri dalla ferrovia. Arrivano persone disperate, che cercano altre persone. Tutti in mutande. Come loro passeremo tutta la notte lì, sotto la torre Matilda.
Silvia è passata da via Burlamacchi alle undici e quarantacinque, tre minuti prima dell'esplosione. Si è salvata per tre minuti. Cara Anna, quando ti salvi per tre minuti pensi a quelli che per tre minuti non si sono salvati. Certi pensieri mi ricordano le divisioni che lasciano un resto, un resto che non sai come gestire. Due ragazzi avevano attraversato la passerella alle undici e mezza, sono tornati indietro perché uno dei due aveva lasciato il telefonino a casa dell'amico. E di quell'operaio che passava con il motorino tre minuti dopo Silvia, non se ne è trovata traccia. E oggi molte persone che stavano nelle case esplose in via Ponchielli sono ustionate al novanta per cento e moriranno nelle prossime settimane. Noi stiamo bene, Anna, ma non posso dire altrettanto della nostra, della tua città.
C'è un prima e un poi. Sul crinale c'è il ventinove giugno, alle undici e quarantotto.
Nessuno in città vuole parlare di quel fischio prolungato, di quella nuvola bianca, dell'odore acre, un boato, un altro, un altro, un altro ancora.
Qui tutti si conoscono, c'è una rete invisibile che lega i morti i feriti e i sopravvissuti. Pensa che in questa terza notte, nelle tende allestite per le centinaia di sfollati non c'era più nessuno, tutti avevano trovato ospitalità a casa di parenti amici e conoscenti.
Questa rete invisibile lavora sui ricordi. Io ho perso una ex compagna di scuola; di lei mi ricordo la sua schiaccia salata, che prendeva dal fornaio in via Regia. Poi la nipote di un mio amico - con la falda di capelli che scendeva sulla fronte, il lucidalabbra con i brillantini, le All Stars - che aveva portato ad una cena, presentandola come "il suo tesoro". Questo è il mio bagaglio di ricordi, ma sono in molti quelli che sulla schiena al posto di un fardello, hanno un macigno di disperazione.
La scorsa notte c'era un uomo seduto sul marciapiede che aveva perso la compagna nelle fiamme di Via Ponchielli: si teneva la testa tra le mani, la bocca spalancata, il viso contratto. Pareva che urlasse, ma dalla sua bocca non usciva suono.
All'ospedale Versilia, dopo l'ennesimo bambino grandemente ustionato, un pediatra ha cominciato a urlare, battere i piedi, poi ha appoggiato la testa verso le piastrelle della stanza, abbracciando il niente. Dopo dieci minuti di mattie si è rimesso all'opera.
Oggi mentre andavo al lavoro, come ieri, avvertivo il silenzio. Niente clacson, niente radio, niente trapani, cantieri, niente bambini in bicicletta che ridono e urlano. Quel silenzio, Anna, entra dentro, spacca, urla.
Noi stiamo bene, Anna. Per tre minuti di anticipo.
Un bacio.
Tua Lina

martedì 5 marzo 2013

Ipsa dixit

"Da quello che conosco di Casapound, del fascismo hanno conservato solo la parte folcloristica (se vogliamo dire così), razzista e sprangaiola. Che non comprende l’ideologia del fascismo, che prima che degenerasse aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello Stato e la tutela della famiglia. "
Roberta Lombardi, neocapogruppo alla camera del movimento Cinquestelle.
Che in un intervento chiarificatore di oggi, precisa: "...Mi riferivo, facendo una analisi, al primo programma del 1919..."


Da wikipedia si legge: Un fondamentale contributo alla nascita del fascismo fu dato dal movimento dello Squadrismo, ovvero l'organizzazione di squadre paramilitari con le quali si realizzò una sistematica demolizione di sedi di partito (socialisti, popolari, comunisti) e di giornali, cooperative, case del popolo...

Se poi vogliamo pensare che tutto questo sia buono e giusto,  solo dei peccatucci veniali al cospetto del programma politico eccelso del 1919, vorrei far notare che il fascismo è durato per altri 24 anni, fino al 1943.
Sarebbe come giudicare l'operato di Landru per ciò che ha fatto nella sua infanzia, prima che degenerasse...
 

sabato 2 marzo 2013

Librarsi in biblioteca, report. A martedì 5 marzo!

Cari lettori, e cari visitatori del blog, qui sotto vi riporto un sintetico resoconto dei brani letti nelle ultime due serate di lettura che si sono svolte lo scorso otto gennaio e cinque febbraio alla biblioteca delle Oblate a Firenze. Serate piacevoli, come sempre, e vi ricordo che il prossimo incontro si terrà, sempre alla biblioteca delle Oblate, al primo piano in prossimità dalla sezione poesia, martedì 5 marzo alle 21,30. Il freddo ha allentato la morsa, è una buona occasione per uscire da casa e incontrare appassionati lettori. L'accesso è libero a tutti.
Ricordo brevemente le modalità di partecipazione: portate un testo (fotocopiato in una decina di copie) di - meglio -una, due pagine al massimo di narrativa o poesia - niente saggi -, senza che, possibilmente, compaia il nome dell'autore; dovrete leggerlo, dare poi una breve motivazione del perché avete portato quel testo rimanendo ancorati a quel testo - senza sconfinare nella vita e le opere dell'autore - e breve discussione degli altri.
Senza difendere ad oltranza quel testo, lasciarlo in balia degli altri lettori, e possibilmente non ri- intervenendo. 
E avanti un altro.
A martedì!

08/01/2013
Memorie di Adriano, di Marguerite Yourcenar, letto da Toni. Nel brano in questione, l'imperatore Adriano intravede dei cambiamenti della città eterna tendenti alla corruzione e rovina, e si auspica che tutto ciò che Roma ha seminato nel mondo, possa non rivelarsi vano. "...Nella più piccola città, ove vi siano magistrati intenti a verificare i pesi dei mercanti, a spazzare e illuminare le strade, a opporsi all'anarchia, all'incuria, alle ingiustizie, alla paura, a interpretare le leggi al lume della ragione, lì Roma vivrà."
Lucy, di Jamaica Kincaid Ed. Adelphi, letto da Cristina. Una ragazza alla pari che proviene da un'isola dei Caraibi si trova  a New york, in una famiglia apparentemente felice. Lucy osserva e ascolta, e ad una cena si cominciano a evidenziare delle crepe nelle relazioni tra i familiari, ed anche un sottile razzismo nei confronti di Lucy . Il suo ingresso in famiglia è un elemento che accelera la corruzione della famiglia. Nel brano in questione, la ragazza vuol fare un simbolico regalo alla famiglia rivelando loro un suo sogno, ma trova dall'altra parte ostilità, invece che accoglienza.
La stazione termale, di Ginevra Bompiani, letto da Francesca. Un libro particolare; 4 personaggi che sono simbolicamente 4 facce dell'autrice. Si ritrovano in una stazione termale, ci sono dei riferimenti all'età adulta, riferimenti che l'unica bimba presente non comprende a fondo. Delle aperture qua, degli aspri conflitti là, vari personaggi femminili che incrociano le loro vite. Punti di vista che si confrontano in modo spesso pesante. Nel brano letto c'è un raro momento di leggerezza, e un momento in cui i ruoli dei personaggi sono ben definiti.
E poi Paulette..., di Barbara Constantine, letto da Marco. Brano che descrive aspetti raccapriccianti di una famiglia, come maltrattamenti dei bimbi, litigi tra i genitori piuttosto aspri. A una prima lettura un registro lieve di bambini che parlano di mottarelli, strategie di sopravvivenza a rimproveri, e anche di seni cadenti... La voce narrante del bambino è molto cinica ma leggera, un bambino che riesce in tal modo a cavarsela in una realtà terribile.

05/02/2013
Vengo da altrove, di Chahdott Djavann, edizioni Barbes, letto da Cristina. Nel brano letto, la protagonista parla del suo amore per la scrittura, della sua condizione inquietante di non sapere, lei iraniana trasferitasi a Parigi, nemmeno una parola di francese, e del suo crescente entusiasmo di acquisire una nuova lingua e di sentirsi accolta da essa, pur mantenendo le sue radici. E di riuscire a scrivere nella nuova lingua.
Lola, di Guy de Maupassant, letto da Jean. Nel brano in questione, fortemente autobiografico, l'autore stila una specie di diario in cui cerca di capire che cosa gli stia succedendo, visto che osserva un decadimento fisico e mentale, non avendo ancora appreso di essere affetto da sifilide.
Al mondo, poesie di Teresa Zuccaro(Sedna, Sleepy Hollow), Ed. Sinopia, lette da Toni. In Sedna si descrive "...un pezzo di ghiaccio di grandi dimensioni", il decimo pianeta che era sempre esistito, ma "...Le cose, per esistere, devono essere viste e nominate...". In "Sleepy hollow" si parla di una sonda che "...fotografa Marte e gli prende la temperatura. Ciò che è noto ci rassicura." In entrambe le poesie si conclude con la possibilità che una relazione tra un uomo e una donna sia paradossalmente più indecifrabile di un pianeta lontano:"...Tu sei nel Quartiere Tre, nel mio stesso crepuscolo, misterioso."

venerdì 1 marzo 2013

Una giornata particolare




 Giovedì 28 febbraio. Oggi me la sono presa libera. Ho percorso 127 chilometri in bicicletta, gran parte dei quali in mezzo alla pura bellezza. Capita di rado, ma mi occorrono giornate del genere per ridare un senso a ciò che sto facendo, per tornare a pensare alle mie passioni, per vivere con passione ciò che faccio. Ho viaggiato da solo; tra l'altro da questa strada che da Castelnuovo conduce alla galleria del cipollaio saranno passate in tutto una decina di auto. La solitudine mi aiuta, e in questo caso la neve dà un silenzio aggiuntivo, un ipersilenzio nel quale anche i pochi rumori normalmente prodotti dal bosco vengono ovattati, inglobati. Annullati. E' un silenzio nel quale ti senti nudo, spogliato dai vari strati di pelle che hai lasciato a valle. Avverti solo il tuo respiro, e piano piano ti ritrovi essenza vitale. La neve sui monti, sul ciglio della strada, per me che sono cresciuto sul mare e collinette è un miracolo. C'è un muro di neve sopra il guard-rail ormai invisibile. Tocco la neve mentre pedalo, le dita si rattrappiscono, poi un senso di freschezza legato ad un'esperienza concreta, non mediata da video o cartoline. Poi la galleria del Cipollaio, inquietante, buia, fredda, grezza sulle pareti. Ci sono anche pericolose stalattiti di ghiaccio sul soffitto. E poi, di là ancora monti con una brezza marina tiepida e rassicurante.
Alla sera ho visto "Viva la libertà" con Toni Servillo. Bellissimo. Si parla di politica vissuta con passione, questa è la parola che mi ha accompagnato oggi. Ma si parla anche della vita di tutti i giorni, sentita con passione e un pizzico di follia, spesso più lucida della rassicurante banalità. Passione per la musica, per la danza, il sesso, per le amicizie importanti della tua vita. Bisogna ripartire personalmente dalle proprie passioni, per poi rivolgersi alla gente, ai suoi bisogni con affetto e partecipazione per far ripartire la politica.