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domenica 21 novembre 2010

Mari e monti, vicino a Nordkapp

 Primo luglio 2010.
Come mi sveglio, sento il ritorno che incombe. Immagino l'accoglienza del vocìo festante dei figli, il lavoro con il suo fardello di soddisfazioni e pensieri, il sole della Toscana che mi trafigge e mi culla al tempo stesso, alcune importanti decisioni che dovrò prendere. Tutto questo in dormiveglia, ancora sommerso dal piumone con il riscaldamento acceso, mentre osservo fuori della finestra un gruppo di alberi che mi saluta muovendo i rami. Ma ho ancora un giorno di bici, e poi il ritorno con tre aerei, anch'esso un'emozione.
Uscito dall'albergo, mi attende una discesa di qualche chilometro, arrivo al mare e devio a sinistra per costeggiare il lato ovest di un lungo fiordo che mi porterà fino a Olderfjord, a ottanta chilometri da qui; poi prenderò un autobus per Alta.
Il cielo è livido, si avverte la potenza di un clima estremo, che può cambiare da un momento all'altro. Le montagne si riversano ripide in mare, c'è giusto lo spazio per la strada e una striscia d'erba di qualche centinaio di metri. I ruscelli buttano in mare acqua di disgelo, alzando lo sguardo vedi ancora placche di neve. Eppure - come diavolo sia successo non si sa - c'è anche un gruppo di pini marittimi, i pini più a nord del mondo. Forse il mare che mitiga e colora le montagne dell'entroterra, i monti che irrigidiscono il mare di questo fiordo - qui non arriva la corrente del golfo - nei mesi invernali, una dialettica drammatica quanto affascinante.
Una spiaggia a un passo dalla strada. Guardo l'ora, non resisto. Scendo di bici, mi levo le scarpe e infilo i piedi nel mare. Ghiaccio, mi pare ghiaccio: i muscoli rattrappiscono e dolgono, eppure mi sforzo di passeggiare per qualche decina di metri pensando agli intrepidi che fanno il bagno nei mari e fiumi della Russia il giorno di capodanno.
Riprendo il cammino, percorro una deviazione di un'ora di bici per raggiungere una insenatura con formazioni basaltiche sulla riva del mare. La leggenda dice che siano dei Trolls, spiritelli dispettosi venuti dal mare che volevano distruggere i fiordi di queste parti, ma che fossero stati immobilizzati dalle forze della luce, la luce dell'alba.
Oggi la luce è cupa: ci sono nuvole insistenti, c'è un vento freddo che porta anche schizzi di mare, ma il panorama è superbo. Isolette, insenature, golfi, il tutto condito da bassa marea. Sullo sfondo, un altro fiordo. Delle casette con fiori e prati, persino sul tetto, in garage la immancabile motoslitta.
Ecco - lieta sorpresa - un'aquila di mare, il rapace più grande dell'Europa settentrionale, che volteggia sopra la mia testa. Mi fermo e osservo: dieci minuti di ghirigori nel cielo, fino a che non punta dritta su un dirupo, raggiunge casa sua.
E' tempo di tornare, mi dice. 




lunedì 15 novembre 2010

Gruppo di lettura a Firenze

Sono passati tre anni e mezzo, e questa storia incomincia a diventare seria.

O allegra.
Una storia senza pretese, forse,  come il funambolo che guarda esclusivamente l'appoggio successivo del piede, e con una serie innumerevole di appoggi costruisce un percorso. Il funambolo non guarda mai l'estremità del filo, e così facciamo noi. Un passetto alla volta.
Ci siamo conosciuti in occasione dell'apertura di una biblioteca a Firenze, che avrebbe dovuto lasciare spazi da gestire per incontri di lettori, occasioni di scambio di letture, anche in orario serale. Così non è stato, le promesse sono state disattese. Ma da quell'occasione di incontro, ci siamo ritrovati in una libreria, in qualche casa, in un bar, per poi ritrovarci da molto tempo presso la sede dei Gesuiti a Firenze. Certo, avremmo preferito una biblioteca, sede naturale per un incontro del genere, ma va dato atto ai gesuiti che si sono rivelati il solo punto di riferimento stabile e accogliente, e senza chiederci un euro. Grazie di cuore.
Ci ritroviamo una volta al mese, e nel corso del tempo si è selezionato un gruppetto di affezionati lettori, e anche amici, a questo punto.
Cristina. Lei ha letto praticamente tutto, con il sorriso intuisce l'origine del brano che stai leggendo, e fornisce, con le sue impressioni, un sigillo di competenza sul libro in questione. Viaggia perennemente in bicicletta in mezzo ai fumi di Firenze. Come fa, è un mistero.
Francesca. Spazia dai classici alla novità, è un piacere ascoltarla. Se per sbaglio dimenticate in una cena del gruppo una sciarpa a casa sua, lei farà di tutto per non riportarvela. Ma, si sa, nessuno è perfetto.
Ilaria. Esperta di letteratura orientale, in particolare di quella giapponese. Del giappone conosce usi e costumi, i manga, parole, ideogrammi, musica. Io tutto ciò che sapevo dei giapponesi l'ho imparato da "Lost in traslation", e da un cugino che ha sposato una giapponese. Da Ilaria ho imparato molto di più a riguardo. Odia i pescetti fritti. Che le avranno fatto di male, poi.
Grazia. In genere predilige narrazioni brevi, a volte ci porta racconti per bambini, a volte poesie. Una volta si è dimenticata gli occhiali da lettura e non ci ha letto niente. Non ha accettato i miei in prestito, forse ha paura delle malattie trasmissibili via naso.
Marco. Ultimamente ci propina letteratura scandinava, comprese le emancipate abitudini sessuali di quei luoghi freddi. L'ideale per animare la serata. Ama i pescetti fritti, e le donne in accappatoio.
Stefano. Fa il bibliotecario, per lui queste serate potrebbero sembrare degli straordinari di lavoro, ma lo fa molto allegramente. Anche lui viaggia in bicicletta nello smog di Firenze, e non indossando cappelli come fa Cristina, ha perso tutti i capelli. Mal voluto...
Io. Coordino il gruppo, ogni tanto qualcuno cerca di spodestarmi, ma la mia brama di potere è tale da respingere con maestria tutti gli attacchi. Mando le mail, a volte 23 ore prima dell'incontro, e la gente si lamenta per il tardivo annuncio. Io dico: dovete restare svegli, con le fotocopie in mano e con la scusa pronta da dire al coniuge tipo "torno in ufficio/ ho un lavoro da consegnare /dopo ti spiego", insomma, robe così. La lettura prima di tutto, dico io.
Tra gli aficionados, voglio segnalare due grandi assenti dell'ultimo anno, che hanno però partecipato alla nascita e alla crescita di questo gruppo.
Valerio, i cui impegni di lavoro e familiari hanno reso difficile venire.
Teresa, la mia poetessa - vivente - preferita.

Tutto qui. Ah, abbiamo le modalità di partecipazione che ho travasato dai gruppi di lettura di Bombacarta a cui partecipai anni fa, che ci tramandiamo di generazione in generazione, e che - a mio avviso - funzionano alla grande: portate un testo (fotocopiato in dieci copie) di - meglio -una, due pagine al massimo di narrativa o poesia - niente saggi -, senza che, possibilmente, compaia il nome dell'autore; dovrete leggerlo, dare poi una breve motivazione del perché avete portato quel testo rimanendo ancorati a quel testo - senza sconfinare nella vita e le opere dell'autore - e breve discussione.
E via andare, senza difendere ad oltranza quel testo, lasciarlo in balia degli altri lettori, e possibilmente non ri- intervenendo dopo aver spiegato le proprie motivazioni.
E avanti un altro.
Chi volesse partecipare a questa avventura, è il benvenuto. Per informazioni, lasciare la mail nei commenti, mi farò vivo.
Intanto, un enorme grazie ai miei splendidi compagni di lettura

Toni





martedì 9 novembre 2010

La vita così diversa dalla mia vicino a Nordkapp








Oggi è il 29 giugno 2010, sono a sette chilometri da Karasjok.
Ho dormito a casa di un tipo. Il tipo, gestore del "Engholm husky lodge", si è voluto sdebitare con me offrendomi di dormire a casa sua per via di una mancata prenotazione. Durante la notte mi sono svegliato ed ho assistito da una finestra al bagno in un ruscello gelido all'una di notte, con il sole, di tutta la sua famiglia, e poi ho visto una tinozza gigantesca in cui si sono immersi in acqua calda. Sono così diversi da me. Io ero stanchissimo, ma anche fossi stato riposato, non credo che mi sarei tuffato in un ruscello di acqua di disgelo della neve dei monti circostanti. Li sto a guardare con una punta di invidia. Dormo.
Mi sveglio alle 7, e mi accoglie sorridente il padrone di casa, che mi racconta qualcosa di lui. Tutta la casa è stata interamente costruita da lui, quasi tutta in legno. Fuori ha un allevamento di cani husky che utilizza nei sei sette mesi di neve per escursioni di una settimana con comitive di otto persone per guardare i boschi, cacciare renne, e ammirare le aurore boreali. Per sei sette mesi lui porta gente in giro per il Finnmark, e se la cava da solo, per i restanti gestisce il lodge e addestra i cani. Non credo che mi metterei a cacciare renne(anche se qui sono un numero rassicurante, sulle 200.000 unità), ma insomma mi incuriosisce e mi attira il suo stile di vita. Ieri sera stavo per entrare in casa sua, lui mi ha chiesto con decisione di togliermi le scarpe. E' gentile e disponibile, ma nello stesso tempo ha i suoi punti fermi. Anche portare in giro gente per sei mesi con temperature di meno venti e non avere nessun assiderato o morto nel suo curriculum mi fa pensare che abbia i nervi saldi e che legga i sentieri invisibili ed innevati di questa regione, non usa gps e niente motoslitta. Insomma, la sua vita è incredibilmente diversa dalla mia.
Lo saluto, e parto per Karasjok, la raggiungo dopo una mezz'ora. E' la capitale del popolo Sami, vedo di tanto in tanto gente vestita di blu e rosso, un costume caratteristico dei lapponi di queste parti. Qui hanno il parlamento, che ha un consistente potere decisionale, e vivono in pace con i norvegesi. Ho visitato il parlamento, avevo una guida solo per me che mi aspettava, avvertita telefonicamente dal centro del turismo. Alla fine del giro in questa struttura dal design avveniristico ed articolata nelle sue destinazioni d'uso(camera del parlamento, biblioteca, varie sale riunioni, uffici amministrativi) la guida rifiuta categoricamente la mancia, è il suo lavoro, mi spiega, è già retribuita. Poi mi fermo al museo Sami, vedo le loro abitazioni, leggo degli usi, ascolto dei canti tradizionali, mi soffermo sui loro utensili e i loro gioielli. Dopo un quarto d'ora mi allestiscono una sala multimediale con proiezione della loro storia in lingua italiana, solo per me. Insomma, hanno una gentilezza e una disposizione al sorriso che non ha eguali.
Proseguo, abbandono il centro abitato e mi aspettano ore di pedalate in solitaria, ogni tanto passa un'auto, pioviggina. Sulla mia sinistra, all'orizzonte, un massiccio montuoso con strie verticali di neve che lo percorrono interamente. Questi monti , progressivamente più vicini, mi faranno compagnia per tutto il giorno. Intorno a me muschi, licheni e alberi di piccole dimensioni. Zanzare, a migliaia. Per fortuna odiano il movimento della bici, mi assalgono solo quando mi fermo per mangiare e fare foto. L'andamento della strada è ondulato e faticoso: sto percorrendo delle colline a ridosso di miriadi di laghi. Smette di piovere, in lontananza vedo il mare. Anche un po' di sole, adesso. Una discesa a capofitto a fianco di un fiume emissario di un lago, e raggiungo Lakselv, quattro case quattro munite di Coop(giuro che si chiama così) e soprattutto di un comodo albergo zeppo di signore e signori che non vedono l'ora di raggiungere Nordkapp il giorno seguente muniti di avventuroso autobus a due piani. Faccio una doccia e mi fiondo a mangiare. Il menù a buffet è l'ideale dopo ottantacinque chilometri di bici. Camera esposta a nord, le nuvole sono rade, potrò ammirare il sole di mezzanotte.
A domani

mercoledì 3 novembre 2010

Sangue di cane. Veronica Tomassini

Nella "Bottega di Lettura" ho inserito un articolo sul libro "Sangue di cane" di Veronica Tomassini.
Ecco, volevo dirvelo.
Toni La Malfa